La Parashà della settimana: Behar e Bechukotai

PARASHA (1)

di Rav Roberto della Rocca

La Terra di Israele ha una sua kedushà intrinseca indipendentemente da chi la abita. Con un mirabile paradosso, in occasione di ritualità legatead alcune ricorrenze, anche quegli ebrei che abitano in luoghi distanti da Eretz Israel vivono con essa sensazioni metereologiche e corporali, caratterizzate da profumi e sapori che sembrano annullare le distanze spaziali e temporali. Un po’ come l’odore di una persona amta che ci resta impresso anche nella sua assenza.

L’amore per la Terra di Israele è d’altronde uno dei fondamenti del pensiero ebraico, li luogo in cui la natura divina si esprime in modo particolare, come è detto nella Torà in Devarim 11,12: “é il paese che l’Eterno, tuo Signore, ha sempre davanti agli occhi, che sorveglia in continuazione dall’inizio alla fine dell’anno”.

Il destino ebraico non potrà mai essere disgiunto da questi luoghi perché per il popolo ebraico è necessario avere un corpo oltre che uno spirito. La kedushà infatti si completa solo quanto il mondo spiriturale si congiunge alla vita terrena.


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