La Parashà della settimana: Balak
di Ruben Caivano
Dal titolo della Parashà che leggeremo questa settimana si potrebbe pensare come il protagonista delle vicende narrate sia Balak, ma in realtà il personaggio principale è Bilam.
Egli era una sorta di mago e di profeta che fu chiamato da Balak per maledire Am Israel, che si stava avvicinando al suo territorio. ll re di Moàv credeva infatti che se avesse maledetto i Bené Israel, questi si sarebbero fermati. Bilam, però, quando si accingerà più volte a maledire il popolo d’Israele, pronuncerà solamente parole di benedizione e non riuscirà a raggiungere l’obiettivo.
Una riflessione che si può fare è vedere se l’uomo ha effettivamente una possibilità autonoma di dire qualcosa che avrà una conseguenza positiva o negativa nei confronti di qualcun’altra. Analizzando la Parashà si vede come questo non sia possibile. L’uomo può anche pensare di avere qualche facoltà, ma di fatto non ce l’ha. È solamente la volontà di D-o che può avere una forza nei confronti degli uomini. Un uomo può benedire quanto vuole, ma questo non ha nessuna rilevanza se non c’è la volontà di H. dietro. In questo caso è molto evidente. Non solo è impossibile per Bilam maledire Am Israel, ma addirittura quando si accinge a dire qualcosa di negativo, questo si trasforma in positivo. Da qui si capisce come questa maldicenza sia una sconfessione totale dell’idea che l’uomo possa benedire o maledire, se D-o non vuole.
Un altro elemento da analizzare è il rapporto tra Bilam e H. Nonostante il primo malediva e benediva autonomamente, all’inizio della Parashà H. gli si rivelò in sogno e più volte sembra incontrarlo quanto sta per maledire e maledire Am Israel. I maestri hanno provato a spiegare la figura di Bilam, affermando che egli è l’esempio dell’esistenza di qualche forma di profezia negli altri popoli; egli non è ebreo, ma evidentemente ha una sua capacità profetica. Quindi il rapporto che ha con H. rappresenta il contrasto tra una profezia straniera e la profezia che H. attua per il popolo ebraico.
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