Continua la lotta all’antisemitismo
HaTikwa (D. Fiorentini) – Di fronte allo sgomento e al grande disappunto generato dall’ennesimo rigurgito di antisemitismo in Germania, non si può fare a meno di interrogarsi su cosa le comunità ebraiche e gli enti pubblici possano fare per prevenire altri attentati e debellare questo odio che aleggia ancora per le vie d’Europa. Nello stesso giorno, durante le solennità di Yom Kippur, anche in Italia ha avuto luogo un episodio di antisemitismo, per fortuna non violento, ma da segnalare. In breve, l’attivista antisionista Miko Peled ha tenuto un seminario dal titolo “A talk about Palestine” presso l’Università Statale di Milano, però avendo la scaltrezza di farla proprio di Yom Kippur, giorno in cui nessun rappresentante della controparte avrebbe potuto partecipare al dibattito. Quindi, nonostante la diffida dell’università, arrivata su sollecitazione della Comunità Ebraica di Milano, Miko Peled ha avuto campo libero per dar voce a tutte le illazioni avanzate dalla retorica pro-pal. Per quanto si tratti soltanto di un seminario universitario, ho deciso di parlarne per dimostrare come questo tremendo odio per gli ebrei e la causa sionista sia altrettanto grave e da condannare anche quando si manifesta in altre forme. “Ero lì seduta, con le lacrime agli occhi, scioccata dalla situazione e dal lavaggio del cervello che stava avvenendo davanti ai miei occhi”, dice una giovane studentessa israeliana presso la facoltà di Scienze Politiche, che nonostante la festività ha deciso di andare alla conferenza e dar voce simbolicamente alla causa ebraica. Un tripudio palestinese, uno spettacolo estremamente di parte che deve ricordare come l’affiorare dell’antisemitismo è sempre dietro l’angolo. In Italia infatti, seppur in modalità più moderate rispetto ad altri Paesi europei, continuano a esserci manifestazioni di inimicizia verso il popolo ebraico : “Considerato che i palestinesi continuano a soffrire per la mancanza di uno status giuridico sicuro di residente, per la confisca delle loro terre e per la discriminazione nell’accesso ai servizi pubblici, alla pianificazione e all’edilizia, come pure nell’accesso ai luoghi e ai siti di culto.” (Risoluzione N 2017/ 00262 – Comune di Firenze – 8 Maggio 2017) Cosi si apre la risoluzione approvata all’unanimità dall’amministrazione Nardella a Firenze. Un’introduzione molto simile a quanto deliberato da altre città italiane: Napoli,“L’avvio del ripristino del Diritto Internazionale Umanitario in Palestina e della cessazione delle complicità italiane, inclusi cooperazione militare e commercio armi e l’utilizzo strumentale dello sport (…) Condanna la decisione degli organizzatori del Giro ciclistico d’Italia 2018 – RCS Mediagroup S.r.l – di avviare la competizione sportiva da Gerusalemme… decisione che ha di fatto avallato l’annessione illegale da parte di Israele della città”(ODG Langella, Comune di Napoli – 11 Luglio 2018): Torino, Bologna e altre ancora. Città simbolo della cultura, della libertà e centri vitali della grande democrazia che è l’Italia, che si lasciano ingannare dalla visione distorta, spesso anche incentivata dalla sinistra italiana, che costantemente attacca l’altra grande democrazia Occidentale, Israele. Oltre alle numerose delibere citate si aggiungono i gemellaggi, patti di amicizia e collaborazione, tra le città storicamente rosse e le roccaforti palestinesi: come non annoverare il gemellaggio voluto dall’Ulivo tra Torino e Gaza, oppure quelli tra Livorno e Gaza, Pisa e Gerico, Reggio Emilia e Beit Jala e Nablus. Per fortuna, la situazione italiana è ancora lontana dalla violenza, ormai di routine, a cui assistiamo nelle città francesi o tedesche; per questo c’è la possibilità di prevenire una rinascita massiccia di antisemitismo. La ricetta più efficace non è da inventare, ma basta cercarla nella storia recente del popolo ebraico. Durante il Congresso di Basilea del 1897, Herzel e gli altri padri del Sionismo avevano individuato quattro principi su cui basare il loro lavoro per arrivare un giorno alla fondazione di uno Stato Ebraico.
Mentre i primi tre punti, si riferiscono soprattutto al senso di unità e identità da rafforzare tra gli ebrei, il quarto incoraggia a creare “iniziative per assicurarsi l’appoggio dei diversi governi per realizzare gli obiettivi del sionismo”. Proprio su quest’ultimo punto le comunità ebraiche italiane si devono attivare; non è sufficiente invitare il prefetto o l’assessore di turno alla Giornata della Memoria, bisogna creare conferenze, eventi e manifestazioni in cui poter costantemente dialogare con le autorità pubbliche e, tramite queste, con il resto della popolazione. Con il pieno appoggio dei governanti e con un loro genuino interesse automaticamente si potrà sviluppare delle progettualità che interessino tutti i cittadini. Basti pensare a quanto lavoro si potrebbe fare nelle scuole, luogo in cui spesso si forma l’antisemitismo, visto che la conoscenza dell’ebraismo è spesso ridotta a una breve commemorazione il 27 Gennaio e a un paio di capitoli di lezioni in quinta liceo. Nel mio piccolo ad esempio, durante le scorse elezioni comunali a Siena, mi sono attivato a sostegno del candidato, divenuto poi Sindaco, Luigi de Mossi, che non solo è un grande amico della comunità ebraica, ma in piena campagna elettorale ha accettato con grande piacere da me, candidato al consiglio comunale e da mio padre, consigliere nazionale del KKL, una copia incorniciata della Dichiarazione d’Indipendenza dello Stato di Israele ribadendo il suo pieno supporto allo Stato Ebraico e al suo popolo. Sempre sulla stessa linea, mi darò da fare affinché il Consiglio Comunale, in risposta alla mozione del consiglio fiorentino, approvi una delibera a favore del popolo ebraico e del suo diritto a vivere in Israele e difendersi contro coloro che ne auspicano l’annichilimento. In conclusione, è necessario che ognuno di noi, sia nelle piccole o nelle grandi comunità si prodighi per avvicinare e legare con gli esponenti della comunità locale, suscitando un autentico interesse per la causa ebraica; solo così si potranno creare progetti concreti per combattere con forza l’antisemitismo e assicurare una presenza ebraica in Italia anche per i decenni a venire.
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.