La Ghimel del popolo ebraico
di Michal Colafranceschi
La Ghimel, terza lettera dell’alfabeto ebraico, è un importante archetipo nella crescita spirituale che detiene un significato fondamentale. Il suo valore numerico è tre, e allude all’idea che due fattori opposti debbano mescolarsi per formare una terza identità perfetta. Allo stesso modo, il popolo ebraico vive sentimenti contrastanti, tenendo sempre a mente il dovere di riuscire a trovare la Ghimel, il pezzo mancante.
Questo è esattamente quello che accade tra la fine del mese di Nissan e l’inizio di Iyar, quando gli ebrei del mondo, a distanza di pochi giorni, commemorano una triade essenziale di giornate: Yom HaShoah, Yom HaZikaron ed infine Yom HaAtzmaut.
Yom HaShoah è la data istituita dallo Stato d’Israele per commemorare la memoria degli ebrei vittime della furia nazista. Le persone cancellate dall’odio antisemita tornano ad accarezzare le menti, e inevitabile è il senso di dolore suscitato dal pensiero di ciò che è stato. Questo dolore non scompare facilmente, ma si dissolve lentamente in una scia di lacrime che cede il passo a Yom HaZikaron, la giornata in ricordo dei caduti nelle guerre che lo Stato di Israele ha dovuto affrontare per sopravvivere. In questo caso il dolore prende una nuova forma, cambia il suo aspetto tenendo però fermo un elemento vitale: la memoria.
I sentimenti vengono scossi da questa diversa emozione, che però, al confine col tramonto, viene sostituita dalla grande gioia di Yom HaAtzmaut, il giorno dell’indipendenza dello Stato di Israele. Ecco così ritrovata la Ghimel, il pezzo mancante.
Questa data è particolarmente significativa sia per gli israeliani sia per tutti gli ebrei della Diaspora. Per le strade del mondo si sventolano bandiere, si canta e si balla perché Israele è finalmente uno Stato fra gli Stati, libero ed emancipato. Ma la gioia non nasce mai da sola, perché è come un fiore che cresce dopo la pioggia: così il popolo ebraico rinasce ogni volta che si cerca di distruggerlo.
L’importante è non lasciare mai nessuno indietro. Mai dimenticarsi dell’Alef e Bet che precedono la lettera Ghimel. Mai scordarsi di coloro che non ci sono più e che non possono gioire nel vedere la costruzione dell’Am Echad, un unico popolo, che si concretizza nella terra di Israele. Ricordare sempre chi ha sacrificato la propria vita per permettere che la terra promessa divenisse finalmente un posto reale nel mondo. Questa è la ricchezza più grande del popolo ebraico: l’unità.
Il popolo ebraico, un’entità finita al cospetto dell’infinito, solo attraverso il ricordo può far vibrare nell’aria le anime di chi non c’è più per consentire loro di gioire, anche solo per un istante, della bellezza che è riuscita a costruire: lo Stato di Israele.
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