La fratellanza e l’ascolto: i doni di Dio

santoro

Venerdì 2 ottobre, la nostra consigliera Giulia Santoro, delegata al dialogo interreligioso, ha partecipato ad un incontro di riflessione sul tema della fratellanza universale, citato nella nuova Enciclica di Papa Francesco chiamata Fratelli tutti. Riportiamo di seguito il suo intervento.

 

Oggi focalizziamo la nostra attenzione sull’importanza del significato del termine “fratellanza”, in un periodo in cui la fede sembra perduta a causa del Coronavirus. Mi sono chiesta in questo periodo di insicurezza e difficoltà: ‘’Qual è la chiave per recuperare le fiducie dei singoli, oramai smarrite? Come si può agire per ritrovare la fede persa di alcuni cuori fragili?’’

Vorrei iniziare esponendo un concetto molto importante per me: si tratta della parola ”fratellanza”, che è strettamente correlata con i temi della tolleranza, della fede e della condivisione.

Viviamo in un mondo in cui l’odio è ancora presente tra le persone, e l’ignoranza non aiuta affatto. La chiave che porta a una prospettiva più tollerante è il verbo ‘’ascoltare’’, che è diverso dal verbo ”sentire’’. La differenza tra queste due azioni consiste nel fatto che la prima implica attenzione e volontà di udito, apprendimento e condivisione, mentre la seconda è un’azione che non sempre è volontaria: possiamo sentire persone che parlano per strada e possiamo sentire rumori.

Ascoltare le persone è un’arte, è una caratteristica fondamentale dell’essere umano, oltreché un dono di Dio. Quando vedo persone aperte che sono disposte a condividere le loro prospettive, tradizioni e credenze, sono sempre grata perché è un’opportunità per me di imparare sempre di più e crescere come un individuo.

Uno dei momenti più importanti in cui si pronuncia il termine ”fratellanza”, nella tradizione ebraica, è durante le ‘’Sheva Berachot’’ (le sette benedizioni) quando ci sposiamo. In ebraico il termine ”Achavà”- אחווה – significa ”Fratellanza”, e la settima benedizione che si pronuncia quando due persone si sposano dice: ”Beato, Signore, Re dell’universo, che ha creato gioia e gioia, sposo e sposa, allegria ed esultanza, piacere e gioia, amore, fratellanza, pace e fratellanza”.

Ciò significa che tutti gli esseri umani sono creati da Dio e hanno tutti gli stessi diritti e doveri, anche se ognuno deve trovare il proprio percorso di crescita personale.

Vi ringrazio davvero per l’opportunità che mi avete dato di partecipare a questo incontro, e ho voluto condividere una poesia che è molto significativa per me:

Agli amici

Cari amici, qui dico amici

nel senso vasto della parola:

moglie, sorella, sodali, parenti,

compagne e compagni di scuola,

persone viste una volta sola

o praticate per tutta la vita:

purché fra noi, per almeno un momento,

sia stato teso un segmento,

una corda ben definita.

Dico per voi, compagni d’un cammino

folto, non privo di fatica,

e per voi pure, che avete perduto

l’anima, l’animo, la voglia di vita.

O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu

che mi leggi: ricorda il tempo,

prima che s’indurisse la cera,

quando ognuno era come un sigillo.

Di noi ciascuno reca l’impronta

dell’amico incontrato per via

in ognuno la traccia di ognuno.

Per il bene od il male

in saggezza o in follia

ognuno stampato da ognuno.

Ora che il tempo urge da presso,

che le imprese sono finite,

a voi tutti l’augurio sommesso

che l’autunno sia lungo e mite.

Primo Levi


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