Israele: una potenziale cura al Covid-19?

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di Gavriel Hannuna

 

Nelle ultime settimane, Israele è stata al centro dell’attenzione per i suoi risultati della sua massiccia campagna vaccinale. A ciò si aggiunge la scoperta di una potenziale cura contro il Covid-19: alcuni scienziati dell’Ospedale Ichilov, il terzo più grande d’Israele, hanno riportato dati promettenti sull’uso del medicinale EXO-CD24 per curare i sintomi del Covid. Il trattamento è stato somministrato una volta al giorno e tramite inalazione a 30 persone, ospedalizzate con sintomi gravi o moderati; 29 su 30 sono state dimesse dall’ospedale in soli 3-5 giorni.

Il Prof. Nadir Arber, scienziato a capo del team che si occupa dello sviluppo del medicinale e direttore del Centro di Prevenzione del Cancro nell’ospedale di Tel Aviv, ha affermato: “Anche se i vaccini dovessero fare il loro lavoro, e se non dovessero esserci nuove mutazioni, il coronavirus, in un modo o nell’altro, rimarrà in mezzo a noi. È per questo che abbiamo sviluppato questa cura: l’EXO-CD24.”

Come funziona

Perché questa cura sembra essere così efficace? Un gruppo di ricercatori giapponesi ha stimato che il 70% dei morti da coronavirus sia dovuto alla sindrome da distress respiratorio (ARDS). Secondo il team, questa sindrome è causata da una “tempesta di citochine”, ossia un’eccessiva produzione di segnali pro-infiammatori da parte del nostro sistema immunitario innato. Il nostro corpo cerca quindi di difendersi dall’invasore esterno alzando barriere fisiche e chimiche, che causano i comuni sintomi di infiammazione. Il problema è che, una volta entrato nell’organismo, il virus infetta le nostre cellule e si continua a replicare, facendo credere al nostro organismo che le barriere che ha messo a punto non siano abbastanza forti. Inizia quindi un ciclo vizioso di infiammazione che può portare a bassi livelli di ossigeno nel sangue e, eventualmente, alla morte del paziente.

L’azione dell’EXO-CD24 si basa proprio sull’interruzione di questo continuo ciclo di infiammazione, riducendo la secrezione di citochine, e dando la possibilità al nostro sistema immunitario di attaccare il virus in modo controllato, senza dover essere intubati nel frattempo.

Spes ultima dea

Un simile trattamento a quello sviluppato a Tel Aviv è stato testato anche all’Ospedale Hadassah di Gerusalemme, e un’altra ricerca incoraggiante viene portata avanti nell’Ospedale Rambam, con l’aiuto delle facoltà di medicina del Technion e dell’Università Bar-Ilan. E altre ricerche promettenti sono in fase di sviluppo presso molte compagnie farmaceutiche, come RedHill Biopharma Ltd., Kamala Ltd., Pluristem therapeutics inc., e Bonus BioGroup.

Acclamato dalla stampa internazionale e dalla comunità scientifica, il team di Ichilov si prepara per la seconda fase di sperimentazione, che vedrà il reclutamento di diverse centinaia di pazienti.


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