Israele, tensione su tutti i fronti. Il ministro Gallant propone un piano per Gaza
di Ruben Caivano
Siamo arrivati al novantaquattresimo giorno di guerra in Israele, dove resta forte l’apprensione per i 136 civili ancora ostaggio di Hamas. Le donne rapite sono state vittime di gravi abusi sessuali, secondo quanto continua ad emergere dalle prime analisi cliniche e dalle testimonianze di chi è tornato, la più recente di Agam Goldstein Almog. Ci sono ancora bambini nelle mani dei terroristi, all’appello mancano i fratelli Kfir e Ariel BIbas, rispettivamente di uno e cinque anni. Dopo la tregua violata da Hamas, le trattative sono state sospese. Secondo il Times of Israel, il Primo Ministro qatariota Mohammed Al Thani ha incontrato a Doha alcuni parenti degli ostaggi, informando loro che l’eliminazione a Beirut del vertice di Hamas Al-Arouri avrebbe complicato la possibilità di mediazione per gli ostaggi.
Nel frattempo, la guerra prosegue, e non solo a Gaza. Tanti sono i fuochi che si stanno accendendo lungo i fronti di Israele. A Jenin, in Cisgiordania, durante un’operazione antiterrorismo dell’esercito, i terroristi hanno lanciato un ordigno esplosivo verso un auto della guardia di frontiera israeliana, uccidendo un’agente di diciannove anni e ferendone gravemente altri due. Nelle ore successive, l’IDF ha eliminato gli artefici dell’attacco. Sulla strada della regione di Binyamin, invece, terroristi palestinesi hanno sparato colpi d’arma da fuoco che hanno ucciso un civile arabo israeliano. Finora la situazione non è esplosa del tutto nella regione, ma resta comunque critica. Al Nord, la possibilità di un’escalation aumenta sempre di più. Dal 7 ottobre, Hezbollah continua a lanciare missili contro lo Stato ebraico, ma recentemente il flusso è aumentato e ancor di più dopo l’uccisione nella periferia di Beirut del numero due di Hamas Al-Arouri. Il portavoce dell’IDF Daniel Hagari ha dichiarato che una base dell’esercito è stata colpita a Meron, ma senza vittime. In risposta, l’aeronautica ha aumentato i bombardamenti mirati contro le truppe di Nasrallah, in uno di questi eliminato anche l’alto comandante Wissam al Tawil. “Preferiamo la via politica a quella militare, ma ci avviciniamo al punto in cui il tempo sta per scadere” ha dichiarato il Ministro della Difesa Yoav Gallant, lasciando aperti tutti gli scenari.
Nell’epicentro della guerra continuano le operazioni militari di terra. Sabato scorso, l’esercito ha dichiarato di aver smantellato completamente le capacità militari di Hamas nel nord della Striscia di Gaza e di aver distrutto più di cento obiettivi strategici nell’area di Kahn Younis, compresi i tunnel. È stato rinvenuto anche un deposito segreto di armi, granate ed esplosivi, molti dei quali nascosti in borse dell’UNRWA. Nonostante la criticità della situazione, Israele continua a pensare a un domani per Gaza. Fra le ultime proposte, quella del ministro Gallant, espresso in quattro step. Primo, Israele fornirà informazioni agli operatori civili a Gaza e sarà responsabile dell’ispezione di tutte le merci in arrivo nella Striscia. Secondo, una Task Force multinazionale – composta da Stati Uniti, nazioni europee e Paesi arabi moderati – si occuperà degli affari civili e della riabilitazione economica di Gaza. Terzo, l’Egitto sarà il responsabile dei valichi di frontiera della Striscia in coordinamento con Israele. Quattro, i meccanismi amministrativi precedenti alla guerra saranno mantenuti, ma a condizione che non ci siano funzionari legati ad Hamas. Il mosaico è complesso, teso e imprevedibile, ma dal piano emerge l’imprescindibile volontà d’Israele di estirpare per sempre Hamas dalla sua roccaforte.
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