Israele e il problema dell’estrema destra

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È ormai più di una settimana che manifestazioni e disordini si sono trasformate in dimostrazioni violente. Gerusalemme, Bat Yam, Haifa, Acco e molte altre città sono state il centro di incredibili scontri tra arabi ed ebrei.

Dopo i linciaggi perpetrati da cittadini arabi, non si sono fatte attendere le risposte di frange dell’estrema destra israeliana.

A Bat Yam, un gruppo con il passamontagna ha attaccato nella notte un negozio di proprietà di un arabo, mentre un’altra banda ne pestava a sangue un altro che camminava per strada. A Tiberiade diversi video hanno mostrato persone con la bandiera israeliana che attaccavano una macchina, mentre a Gerusalemme un arabo è stato addirittura pugnalato a morte nel bel mezzo del mercato di Machanè Yehuda.

Questi sono solo alcuni dei numerosi atti di violenza a stampo ebraico che si sono susseguiti negli ultimi giorni. Il Premier Benjamin Netanyahu ha pubblicamente definito la situazione “anarchia”, e ha immediatamente disposto un ulteriore dispiegamento delle forze dell’ordine. Oltre alla ferma condanna delle violenze sia da parte ebraica sia araba, è arrivata anche l’accusa del capo della Polizia israeliana Kobi Shabtai nei confronti del leader politico Itamar Ben Gvir, di aver alimentato significativamente le tensioni degli ultimi giorni. Il parlamentare, a capo del partito di estrema destra Otzmah Yehudit, infatti ha frequentato spesso Sheikh Jarrah per sostenere con forza la causa delle famiglie ebraiche. Recentemente ha anche spostato il suo ufficio nel quartiere, generando scalpore e malumore.

In particolare Shabtai recrimina a Ben Gvir di “aizzare le fiamme” ogni volta che la situazione sembra essere tornata sotto controllo.

A tal proposito, è intervenuto anche il Rabbino Capo d’Israele Ytzchak Yosef, il quale ha affermato:
“Cittadini innocenti vengono attaccati da organizzazioni terroristiche, il cuore è pesante e le immagini sono difficili, ma non possiamo lasciarci trascinare in provocazioni e aggressioni”.

In questi momenti la società israeliana sembra essere una pentola a pressione: in molti temono un’esplosione disastrosa, una guerra civile. È giusto condannare le violenze da entrambe le parti, ma è importante chiedersi come si sia potuti arrivare ad una situazione simile. Israele è ormai in guerra su tutti i fronti, interni ed esterni, e le sue peculiarità rischiano di sfociare in una deriva devastante.

Lo stesso Rav Yosef ha concluso, ammonendo: “Dobbiamo essere una luce per le nazioni e non, Dio non voglia, il contrario “.


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