Il ricordo sbiadito della strage di Monaco

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Ilaria Romano e Ankie Spitzer. Sono i nomi delle vedove di due degli undici atleti assassinati a Monaco durante i giochi Olimpici del ’72, per mano del gruppo terroristico Settembre Nero. Il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) ha rifiutato il loro appello di ricordare le vittime in un minuto di silenzio alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi a Londra. Jacques Rogge, presidente del CIO, ha detto di avere “le mani legate” dai 46 paesi arabi e musulmani partecipanti ai giochi Olimpici, e che questa occasione non era il momento opportuno per ricordare gli atleti. “Le mani di mio marito erano legate, non le vostre” – ha risposto Ankie Spitzer, aggiungendo che questo rifiuto è “pura discriminazione”.

La cerimonia d’apertura dei Giochi il 27 luglio è stata grandiosa. Una celebrazione della cultura brittannica che va dai Beatles a Mr. Bean, da Daniel Craig alla Regina portata in elicottero. I paesi hanno sfilato uno a uno. Israeliani, ebrei, e ogni sostenitore della causa sono rimasti col fiato sospeso in attesa di un qualsiasi riferimento a quella strage che 40 anni fa sconvolse il mondo, ma non abbastanza il CIO da far interrompere le gare. Come previsto, non c’è stato nessun minuto di silenzio. Davanti a questo rifiuto, l’Italia è stata uno dei paesi che ha mostrato maggior solidarietà: alla Camera dei Deputati è stato rispettato un minuto di silenzio in onore degli atleti Israeliani, e la nazionale Italiana si è unita a quella Israeliana nel ricordare le vittime. Anche la Rai ha commentato negtivamente il mancato minuto di silenzio. Persino Mitt Romney, Barack Obama, e Hillary Clinton si sono fermamente opposti alla decisione di Rogge, mentre Bob Costas, reporter della NBC, ha sottolineato quanto sia doveroso ricordare gli atleti in questa occasione, ed è stato in silenzio in diretta.

Sono 40 anni che le vedove di Monaco chiedono senza successo che sia celebrata la memoria dei loro cari. Il silenzio è una lingua comprensibile a tutti, e va ben oltre una mera mossa politica. A Monaco non furono solo uccisi 11 israeliani o 11 ebrei. Furono uccisi 11 atleti, 11 papà, mariti, fratelli, fidanzati. Di qualsiasi religione o nazionalità fossero stati, o qualunque fosse lo squallido motivo per cui sono stati brutalmente uccisi, un minuto di silenzio sarebbe stato il minimo per onorarli e per preservare quella sportività che il CIO sembra ormai aver perso.

 Sonia Hason


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