Il programma di Santoro su Hitler, una riflessione a freddo: democrazia non è dire ciò che si vuole
Le puntate di M, nuovo programma di Michele Santoro andato in onda il 22 e il 29 giugno, ci rivelano più di quanto sembra. Partendo dal format stesso, abbiamo assistito a un esperimento, un genere di trasmissione innovativa: attori in diretta, spezzoni di una – discutibile – mini serie, confronto tra esperti e giovani ragazzi di diverse estrazioni. Come è noto, quando ci sono molte variabili in gioco diventa difficile controllare il tutto. Infatti, la prima puntata ha suscitato molte critiche proprio per via della scarsa organizzazione.
Ciò che ho potuto osservare è la centralità e la necessità del discorso storico ancora oggi. All’inizio del programma, molti commenti sui social ripetevano il solito mantra del “a cosa serve un altro programma su Hitler, ci sono altri problemi!” Invece, bastano pochi minuti e subito ci troviamo nel vivo delle discussioni sull’attualità.
Il filo conduttore secondo me è quello della Democrazia. Una parola che rappresenta qualcosa di conquistato e difficile da mantenere, tanto da essere sottovalutato o addirittura ignorato. Abbiamo assistito a interventi e discussioni su vari temi, osservato vari punti di vista – criticabili o meno -. Eppure è mancato il senso finale ovvero quello di far capire a tutti che la Democrazia è un gioco complesso, difficile da comprendere fino in fondo e dove non vige la libertà del tipo “faccio ciò che voglio”. La Democrazia può esistere solo se accompagnata dal senso di responsabilità e dal senso delle leggi, i limiti che la delineano, che si devono accettare non come imposizione ma come norme condivise e partorite da certe esperienze.
Dunque è giusto mettere dei paletti, impostare un limite oltre il quale non si può andare. Non si possono accettare oggi “revival” dell’ideologia della destra estrema, oggi in crescita tra i giovanissimi poiché proposta come riscatto generazionale. Non è democratico lasciare spazio a chi non tollera l’altro, a chi nega all’altro di godere dei suoi stessi diritti, a chi discrimina.
Fortunatamente, la Democrazia ha un respiro ampio e anche questa volta ne è uscita vittoriosa. Ne è uscita vittoriosa quando, terminata la trasmissione, noi giovani ci siamo ritrovati a parlare, davanti a qualche pizza e qualche bevanda, delle nostre idee e opinioni, seppur molto distanti e inconciliabili. Senza ricorrere a nessuna violenza.
Un esempio di democrazia.
Alessandro Oro, studente di Psicologia a Cesena, ha partecipato al programma di Michele Santoro
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.