Il peso delle parole: limite tra critica ed offesa – Intervista a David Parenzo

Parenzo

 

In un lungo articolo pubblicato su Il Giornale, David Parenzo, giornalista professionista e conduttore radiotelevisivo, è stato oggetto di un duro attacco personale da parte del collega Luigi Mascheroni (che non conosceva prima dell’accaduto).

Un articolo che volontariamente modula le parole per sbeffeggiare Parenzo, la sua famiglia ed in generale la vita privata. Epiteti alla rinfusa, continuo schernimento dell’ebraismo (Mascheroni cita il nome di Dio impronunciabile agli ebrei), lo scritto è chiaramente in contrasto con l’art. 5, comma 1 , del Codice deontologico dei giornalisti, che recita: “Nel raccogliere dati personali […], il giornalista garantisce il diritto all’informazione su fatti di interesse pubblico, nel rispetto dell’essenzialità dell’informazione, evitando riferimenti a congiunti o ad altri soggetti non interessati ai fatti”. Hatikwa ha intervistato David Parenzo per comprendere le sue impressioni su quanto accaduto.

Dott. Parenzo, esiste una chiara linea di demarcazione fra critica ed offesa: come si è sentito ad essere attaccato personalmente, soprattutto a mezzo stampa?

“Sinceramente non mi ha stupito l’articolo, ma i modi. Essendo un personaggio pubblico, e facendo un mestiere per cui ogni giorno sono mediaticamente esposto, mi aspetto che le persone possano dissentire, giudicare ed essere dure nei miei confronti. Accetto tutti tipi di critiche, non mi sottraggo alla polemica dialettica della mia vita professionale. Però questo articolo è diverso: è un ritratto sbagliato della persona, che unisce luoghi comuni, falsità, pezzi della mia famiglia e che, giornalisticamente, non aggiunge nulla. Che ne sa lui di come vivo l’ebraismo? Nei luoghi dove lavoro tutti sanno che sia a Rosh HaShanà sia a Yom Kippur non lavoro né rispondo al telefono, e non è mai stato un problema per nessuno. Per ultimo, ho trovato l’articolo anche un cattivo servizio fatto ai suoi lettori”.

Il giornalismo è studio, analisi, ricerca e racconto della verità. Elementi molto complessi, che esulano dall’attacco personale rivolto ad una persona. Lo reputa giornalismo, questo?

“No, credo di no. Poi non mi permetto di censurare, ma sicuramente di querelarlo per aver buttato in pasto pezzi della mia vita privata in chiaro tono diffamatorio. Un articolo fastidioso, non so se sia antisemitismo o altro, ma è di un becero qualunquismo. Quasi che io fossi opportunista nell’usare la mia identità ebraica, è inaccettabile”. 

Dio crea il mondo con la parola, uno strumento capace di distruggere o innalzare. Credo che oggi si debba tornare ad essere più balbuzienti per pensare di più, come ci insegna la metafora di Mosè

A proposito di religione, questa ci aiuta a fare una riflessione. La Torah scrive di Mosè che avesse “la bocca pesante”: alcuni dicono perché balbettasse, altri sostengono perché “pesasse le sue parole”, comprendendo a pieno gli effetti che queste potessero provocare. Secondo lei stiamo perdendo il valore, ed il peso, della parola? 

“Una riflessione interessante. Il fatto che Mosè pesasse la parola e che fosse balbuziente è complementare e straordinario: il grande leader del popolo ebraico è imperfetto come tutti gli umani. Dio sceglie un leader balbuziente per andare a trattare dal Faraone. Questo spiega bene il concetto che noi abbiamo di leadership: non abbiamo l’idea del capo idilliaco e forte, Mosè è claudicante, ed essendo balbuziente deve ponderare ciò che dice. Dio crea il mondo con la parola, uno strumento capace di distruggere o innalzare. Credo che oggi si debba tornare ad essere più balbuzienti per pensare di più, come ci insegna la metafora di Mosè”.

L’articolo indirizzatogli rappresenta un aspetto cruciale della nostra epoca: dietro ad un telefono o una pagina di giornale, spesso si crede di poter offendere gratuitamente. Reputa che questi mezzi di comunicazione possano intorpidirci, facendoci perdere la capacità empatica?

“È un tema complesso. Nella mia esperienza alla radio con “La Zanzara”, programma discutibile, grottesco ed acceso nei toni, non ho mai incontrato per strada una persona che mi offendesse o che usasse gli stessi epiteti usati per telefono. Il rapporto diretto con la persona è molto più complesso da quello social. Il contatto umano è ancora un deterrente alla violenza”.

 

Fonte immagine di copertina: San Marino TV


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