23 Dicembre 20193min

“Il lume di Dio è l’anima dell’uomo”

130170_tumb_750Xauto
129321_tumb_750Xauto

HaTikwa – Siamo abituati ad accendere i lumi di Chanuccà illuminando la chanucchià di un solo lume la prima sera ed aumentare gradualmente la luce fino a riempire l’intero candelabro l’ultima sera.

Per quale motivo? Perché non illuminare tutto già dall’inizio della festa?

Nel consultare il Talmud ci si rende subito conto che in realtà la mitzvà sarebbe stata completa con la semplice accensione di un unico lume ogni sera di Chanuccà (TB Shabbàt 21b). Nel cercare di capire quale fosse la maniera ideale per adempiere l’obbligo se si volesse essere più meticolosi (mehadrìn) nasce la divergenza delle prospettive.

Per i Maestri della Casa di Shammài bisognerebbe accendere otto lumi la prima sera e proseguire decrescendo nei giorni successivi fino ad accenderne uno solo l’ultima sera. Si trovano in disaccordo i Maestri della Casa di Hillèl per i quali va fatto esattamente l’opposto. Già nel Talmud si offrono varie ipotesi per spiegare il senso della loro discussione.
Cerchiamo di ragionare in termini molto semplici. Si accende un lume per illuminare. Ma il lume di Chanuccà non vuole rendere luminoso un ambiente della dimensione materiale; infatti sarebbe vietato usufruirne per tale uso.

Che cosa vuole illuminare allora il lume di Chanuccà?

A differenza delle altre occasioni in cui si festeggia la ricorrenza di un miracolo di sopravvivenza, Chancuccà festeggia il miracolo della sopravvivenza non del corpo ma dell’anima. Nei Proverbi è scritto: “Il lume di D-o è l’anima dell’uomo”. Il lume rappresenta quindi la spiritualità sacra che illumina l’oscurità del materialismo e dell’edonismo. Visto che non si tratta di illuminare un ambiente, basterebbe un solo lume per rendere l’idea rappresentata dalla festa. Oppure si potrebbe rendere il simbolo più profondo, indicando, come vuole la Scuola di Shammài, che bisogna illuminare inizialmente con il massimo delle forze per indebolire il più possibile la parte negativa di sé e del mondo. Poi si potrebbe gradualmente dedicare meno tempo alla lotta contro il male. Per la Casa di Hillèl invece la lotta contro il male avviene in maniera indiretta: più la luce è aumentata e più l’oscurità sparisce. Questo aumento di luce richiede una leggera ma costante crescita graduale perché possa essere più radicata e costante nel tempo.
Come sappiamo, prevale la visione di Hillèl. Invece di lottare direttamente con il male, cerchiamo di aumentare costantemente il bene.

Rav Shalom Hazan – Chabad Lubavitch Monteverde – Roma


UGEI

L’Unione Giovani Ebrei d’Italia coordina ed unisce le associazioni giovanili ebraiche ed i giovani ebrei che ad essa aderiscono.


Contattaci




HaTikwa

Organo ufficiale di stampa dell’UGEI è HaTikwa, giornale aperto al libero confronto delle idee nel rispetto di tutte le opinioni.


Contattaci