Il 25 aprile, il fascismo e i “cecchini di Israele” – a Torino l’ignobile episodio

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“Il fascismo non esiste perché Israele alleato dell’Europa non spara con i cecchini ai palestinesi”, scandisce sarcasticamente tale Leonardo Baroni, “rappresentante dei giovani antifascisti”, sul palco che a Torino celebra il 25 aprile. A simili amenità ormai ci stiamo abituando, direbbe qualcuno. E non si può dire che l’uscita non fosse nell’aria, perché Baroni, che gli organizzatori della manifestazione hanno piazzato sul palco, ha tenuto per una decina di minuti una lunga arringa nel perfetto stile dell’insalata mista. Nella scodella del fascismo ha versato un po’ di tutto: da Minniti a Casa Pound, dalle tensioni al confine francese alle differenze di genere, dall’assenza di corridoi umanitari alla “repressione del movimento No Tav”, dal lavoro per chi non ce l’ha a quello mal pagato di chi consegna pizze a domicilio, dall’omofobia a piazza Fontana, l’Italicus, la stazione di Bologna e l’anarchico Pinelli. E, naturalmente, Israele che spara con i suoi cecchini.

E prima? Prima c’era stata la bella marcia con le fiaccole di duemila persone da piazza Arbarello a piazza Castello, con la consueta consistente presenza della Comunità ebraica. C’era stata la solita ventina di fanatici a margine del corteo che, con bandiere e striscioni di odio, sostengono esplicitamente le medesime posizioni dei terroristi arabi palestinesi. C’erano le istituzioni, con la sindaca Chiara Appendino che però se ne è tranquillamente andata subito dopo la fiaccolata, prima che cominciassero i discorsi delle autorità. Prima c’era stato, soprattutto, l’intervento di Bruno Segre, classe 1918, che con un breve e vibrante discorso ha messo in guardia dagli “analfabeti della democrazia e i nostalgici della dittatura” e ha concluso citando “La resistibile ascesa di Arturo Ui” di Bertolt Brecht: “il grembo da cui nacque il mostro è ancor fecondo”.

E dopo? Dopo c’è ancora stato tempo per assistere all’incredibile villania di coloro che spesso troppo bonariamente vengono definiti “antagonisti”, che hanno intonato “Bella ciao” durante l’inno nazionale e slogan sulla Resistenza durante “Bella ciao”.

Ma torniamo all’insalata mista e ai cecchini israeliani. Leonardo Baroni è certamente libero di pensare quello che preferisce, come sono libero io di definire le sue parole una sequenza di ignobili mascalzonate che sbiadiscono l’identità del fascismo e dell’antifascismo, per non dir niente della criminalizzazione di Israele. Sarei più interessato a sentire che cosa ne pensano gli organizzatori, Anpi in testa, della bella prova di eloquio del virgulto antifascista a cui è stato offerto di diventare voce del 25 aprile cittadino. Chiedo loro, semplicemente e sommessamente, spiegazioni. Perché è stato un 25 aprile umiliante e, su questo non ho dubbi, non solo per me. Questo non significa che sia disposto a rinunciare alla festa della Liberazione: fra un anno sarò di nuovo qui, ne sono certo, con molti ebrei torinesi. Con la speranza, a dire il vero abbastanza flebile, che nel frattempo l’Anpi risponda.

Giorgio Berruto

Da Moked.it


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