21 Novembre 20147min

How to survive a jewish mum

oedipuswrecks1

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Qualsiasi riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

………Lo so, lo so, di solito è una frase che si legge alla fine di un film o di una serie televisiva (nella maggior parte dei casi, fra l’altro, estremamente realistica). Ogni volta che la leggo, non riesco comunque ad evitare di cercare assurdi collegamenti con la realtà. Beh, onde evitare apocalittici litigi famigliari, vorrei precisare che non mi sto riferendo a mia madre, lei ovviamente non ha neanche un difetto (i miei tre fratelli saranno certamente d’accordo).

            Quando penso a ‘madre di religione ebraica’ non posso non pensare automaticamente all’enorme volto della signora nel cielo di New York che incoraggia, ammonisce e  consiglia molto pubblicamente ,l’imbarazzato e ‘socially awkward’ figlio, Woody Allen, in ‘New York Stories’.

Si tratta ovviamente di una situazione surreale. Geniale e ironica si, ma surreale. Sicuri?

            Per fortuna, salvo nei casi di gravi allucinazioni (dovute spesso a sensi di colpa che solo una madre è in grado di trasmettere) non capita spesso di vedere il volto di tua madre nel cielo mentre ti rimprovera davanti all’intera città.  Ciò non significa che tu non debba essere comunque sempre reperibile ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette, in qualsiasi parte del mondo ti dovessi trovare e  indipendentemente dalla tua età. Forse si rischia di parlare di banali stereotipi, ma in fondo, ogni tanto, cosa c’è di male?

            Da adolescente, quando hai ancora il coraggio di  rispondere male senza temere gli sguardi delusi dei tuoi genitori, si ha spesso il coprifuoco. Prima di uscire di casa non riuscirai ad evitare di sentire una voce forte e perentoria che ti urlerà “A mezzanotte a casa. Mi raccomando!”.  Alle 23.40 il telefono inizierà a vibrare ininterrottamente mentre si alternano chiamate perse ed sms che ti chiedono ripetitivamente ‘dove sei? perché non sei già qui? è successo qualcosa ? dobbiamo preoccuparci? se non mi rispondi chiamo la mamma di Giovannina!’.

             La vera crisi si verifica, tuttavia, quando ritardi. E’ il classico caso in cui la batteria del telefono si scarica facendolo spegnere, è allora che ti ferma il vigile   perché sei passato con il rosso (nella speranza di arrivare in tempo a casa) mentre cercavi disperatamente allo stesso tempo di rivitalizzare il telefono. Inutile dire che nel frattempo il motorino si è fermato ed è impossibile trovare un tassì perché ha iniziato a diluviare.  Anche se tutto ciò avesse causato solo mezz’ora di ritardo, una volta arrivato a casa troverai in salotto una riunione famigliare di emergenza. Tua madre, in lacrime, è pronta a chiamare la polizia per denunciare la tua  scomparsa e ha già fatto minacciosamente uscire tuo padre per andare a cercarti.

             Crescendo questa situazione cambia, se per caso dovessi andare a vivere da solo e non dovessi risponderle al telefono,alla terza chiamata persa, preparati ad aprirle al citofono dopo un’oretta. Al massimo.

                        Una delle qualità migliori di una madre ebrea, come è noto è l’attenzione alla cucina. Indipendentemente dalle diverse tradizioni famigliari, cucinerà sempre tantissimo (anzi, troppo). La sua concia sarà sicuramente la più buona rispetto alle altre ed è l’unica a rendere lo strato superiore delle lasagne croccante al punto giusto. Si offenderà di una qualsiasi critica su quanto cucinato con grande amore e durante la cena continuerà a ripeterti se ne vuoi ancora (anche se  dovessi aver già ripreso quella stesso pietanza tre volte). Oltre alle numerose chiamate che quotidianamente ti farà per chiederti gentilmente se hai bisogno della spesa, il Lunedi mattina con grande entusiasmo ti chiederà che cosa vorresti a cena.. Venerdì.

            Infine, non invidio chi ha una mamma in continua apprensione perché il figlio/a poco più che maggiorenne non si è ancora sposato. E’ proprio quest’ultima tipologia di mamma, che ogni volta che ti vedrà al tempio, ti fermerà, ti porterà da suo figlio per poi dirti ‘conosci mio figlio Shaul?’. Nel 99% dei casi, Shaul lo conosci da venticinque anni, eravate in classe insieme ed è segretamente fidanzato con una delle tue migliori amiche.

            Insomma, le generalizzazioni sulle mamme ebree sono tantissime. Nonostante l’apparente banalità del discorso c’è anche chi sostiene che a contribuire alla nascita di questo stereotipo sia stata una importante antropologa, Margaret Mead. Quest’ultima studiando su incarico del American Jewish Commettee gli shtetl europei intervistò  alla Columbia University 128 ragazzi ebrei nati in Europa e indipendentemente dalle diverse strutture famigliari ed esperienze personali ha concluso che ‘la madre ebrea è una donna che ama profondamente i propri figli ma al tempo stesso li controlla con grande rigidità  al punto da  soffocarli e da generare in loro una grande senso di colpa’. Chissà forse è giunta ad una conclusione esagerata.  Ora vado però, devo rispondere al telefono. E’ mia madre.

 

Sarah Tagliacozzo


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