Grazie rav Achille Viterbo, ti devo molto
“Eli ata veodeka… ecco qua una bistecca”. Ti devo molto rav Achille Viterbo. Ti dobbiamo molto tutti noi. Quando eravamo piccoli ci radunavi per il talmud torah del mercoledì, ci traslitteravi le principali preghiere e ce le facevi imparare. Io, Beniamino, Giulia, Isak e Ruben eravamo delle pesti, ma tu ci volevi bene, e ti dedicavi a noi con passione. Per farci imparare a memoria lo Shemà ci avevi promesso una tavoletta di cioccolata per ogni brano, una ricompensa ghiotta per dei bambini alle elementari: una piccola per il primo brano, una grande per il secondo e un’altra piccola per il terzo. Venivi a casa nostra quando non eravamo noi a venire da te. Con un registratore e un audio cassetta ci hai registrato le nostre prime teffilot e aftarot. Io dissi la mia prima a dieci anni, il secondo giorno di Pesach; Beniamino invece ne aveva undici e lesse l’aftarà di Shabbat chol hamoed. L’anno dopo ci facesti fare a cambio. Ognuno aveva la propria parte del seder di Pesach da dire, anche se quella della Giulia era più lunga, perché lei la leggeva senza cantarla.
Ci radunavi, da più piccoli, a Purim, per fare il pozzo. Ognuno portava dei regalini incartati e venivano messi nel “pozzo”, da cui a turno li pescavamo. Ognuno tornava a casa con dei nuovi regali. A ogni festa facevi in modo che noi fossimo coinvolti: le favette a Simchat Torah, le bische clandestine di cioccolatini giocati al sevivon a Chanukkà e gli schiaffetti alla benedizione dei bambini.
Mi ricordo quando venivi dalla nonna, lei ci teneva molto che tu mi insegnassi l’Allelujà dell’Allel. L’ultima preghiera che mi hai insegnato è stato Musaf. Con il tuo fare gentile venivi a casa per registrarmi una nuova parte e per sentire come avessi imparato quelle registrate la settimana precedente. Conserverò per sempre con grande affetto quelle audiocassette. Mi ricordo quando mi dicesti di farmi insegnare da rav Locci la parte della kedushà, perché lui la cantava meglio. Ti ho pensato molto questo Shabbat, quando l’ho recitato, così come ieri sera, quando ti ho ricordato durante una cena di Shabbat per ragazzi che ho organizzato.
Ci siamo visti l’ultima volta alcuni anni fa al tempio a Trieste. Eri così orgoglioso di presentarmi come un tuo allievo, e ricordo l’affetto con cui mi desti la berachà.
Grazie mille di tutto rav, veglia su noi tutti.
Benedetto Sacerdoti
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.