Gli ebrei di confine di Alessandro Piperno

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Nel panorama degli emergenti scrittori italiani, un posto di rilievo va senza dubbio ad Alessandro Piperno, Premio Viareggio prima e Strega poi, attualmente docente di letteratura francese a Tor Vergata. Perché pubblicare un articolo a lui dedicato su Hatikwà? Perché Piperno non ha di ebraico solo il cognome, ma ha costruito la sua carriera intorno a una sorta di mito ebraico, sempre ricorrente nei suoi romanzi; ma più che di ebraismo, racconta di ebrei, romani di origine ma cittadini del mondo nello svilupparsi della trama, nel flusso della quale sono protagoniste più generazioni. Spregiudicati imprenditori, medici di successo, bocconiani in carriera o sionisti convinti, è ampio lo spettro dei suoi personaggi, che richiamando più realtà provengono però da una matrice comune.

Non si parla solo di ebrei, anzi, i vari intrecci romantici portano alla nascita dei così detti figli di matrimonio “misto”, spesso le voci narranti del romanzo; e se lo straniero interno, come è stato spesso l’ebreo nelle società europee, è quell’individuo che vive in una realtà diversa ma limitrofa alla maggioranza, che dire dei figli dell’incontro? Di chi nasce ai bordi del confine fra comunità e fuori? Lo sguardo disincantato e romanzato allo stesso tempo di Piperno riesce a dipingere la duplice prospettiva del confine. Scava nei mutui stereotipi, dipinge l’ebreo e il non ebreo, le aspettative e le credenze reciproche e l’effetto sugli altri. Uno specchio imparziale, che aiuta a comprendere sia noi sia l’altro. Emblematica la scena in cui il giovane protagonista di “Con le peggiori intenzioni” al funerale del nonno si propone come decimo uomo per la cerimonia rituale e viene respinto in quanto non “alachicamente” ebreo. Con tale gesto è respinto anche il suo orgoglio ebraico, ed emerge alla coscienza la sua maledizione,  che è allo stesso tempo la sua benedizione.

Ebreo fra i gentili e gentile fra gli ebrei. Il prezzo da pagare è un amaro senso di esclusione, ma in cambio, la sottrazione a qualsiasi retorica di parte e un’intellettualmente onesta visione del mondo. Interessante notare il retroscena che accompagna i suoi romanzi: un drastico tracollo finanziario, un amore non ricambiato o uno scandalo che manda in rovina la vita privata e professionale dei protagonisti. E non farò spoiler a possibili interessati: il dramma accompagna il lettore dall’inizio alla fine dei suoi libri, è un sottofondo che a momenti alterni riemerge nello svilupparsi della trama.

E’ questa inarrestabile decadenza, economica e morale, il vero protagonista. I personaggi sono solo le forme che assume. Vittime di un destino inevitabile. Non a caso Piperno è un esperto del decadentismo francese, autore di opere quali “Proust antiebreo” (2000) e  “Sulle tracce di Baudelaire e Sartre” (2007); E ritengo sia proprio questa la bellezza estetica dei suoi romanzi: la capacità di trasmettere il dramma del decadentismo francese attraverso i contorni intimi e familiari nei quali gli ebrei italiani si possono in qualche modo riconoscere.

Giulio Piperno


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