Giornata del Malato – Assistenza al malato secondo la Torah

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di Jonathan Di Veroli

La malattia colpisce, purtroppo, quotidianamente molte persone. La Torah e i Maestri lasciano molto spazio a questo argomento nei testi sacri e successivi, sottolineando l’importanza della assistenza fisica e mentale, atta ad alleviare il dolore anche solo con una semplice parola di conforto. Quello di visitare i malati è un uso antico, molto più di quello che si pensa. La Parashà di Vayerà inizia con il Signore che visita Abramo dopo tre giorni dalla sua circoncisione, secondo i Maestri quello più doloroso. Questo precetto non è esplicitamente comandato nella Torah ma rientra nella Mitzvà di “amare il prossimo come noi stessi”, ed è quindi considerato un atto di bontà. La Torah ci dice di seguire le strade di Dio: così come il Signore va a fare visita ad Abramo, così anche noi dobbiamo farlo con il prossimo.
In primis perché visitare i malati è un atto di giustizia e quindi siamo tenuti a seguirlo come precetto fine a se stesso. Poi perché, donando un sorriso o un attimo di sollievo, è possibile contribuire alla cura della persona. Negli ultimi anni la medicina si è soffermata a lungo sul rapporto tra salute fisica e benessere mentale, ma la Torah già l’aveva considerato molti anni prima. Davanti al malato è comunque vietato riportare cattive notizie, preoccupazioni, ma è invece doveroso portare sorrisi, alleviare il dolore della mente che è tanto importante quanto quello del corpo. Per tentare di adempiere al Tikkun Olam: alla riparazione dell’ordine nel mondo.


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