Facing Facts! – le buone idee sono dietro l’angolo
Ci sono un ebreo, un musulmano, un cattolico, un buddista e un sikh che parlano seduti attorno ad un tavolo. No, non è l’inizio di una barzelletta. Secondo una personalissima statistica, questo è piuttosto lo schema classico della gran parte degli eventi dedicati al dialogo interreligioso, o cambiando gli attori, interculturale, intracomunitario, tra chi insomma ha voglia di confrontarsi con la diversità e, magari, apprezzarla. Grandi sorrisi a favore di fotografo, se possibile un intermezzo del politico di turno a suggellare la solennità dell’incontro e neanche a dirlo, di donne e giovani neppure l’ombra.
Sarà forse una colpa essere giovani e allo stesso tempo interessati a queste tematiche? Dopo lunga riflessione, la mia risposta è “NI”. Sicuramente è legittimo perseguire i propri interessi, ma è stupido ostinarsi a farlo nelle sedi sbagliate. É indubbio che un pizzico di gioventù gioverebbe, e non poco, alle iniziative che oggigiorno promuovono il dialogo e offrono strumenti per confrontarci con una società che muta così rapidamente.
Da qualche tempo ormai, sono abbastanza convinta che il metodo più efficace per approfondire la consapevolezza delle proprie identità, inclusa quella ebraica, sia proprio il confronto con l’esterno, con il cosiddetto “diverso”. A forza di esplorare la mia d’identità, sono finita a lavorare per un’organizzazione ebraica che non solo questo tipo di confronto lo promuove, ma crede anche che i valori dell’ebraismo e tutto ciò che di buono ne consegue, debbano essere esportati fuori dal mondo ebraico. É cosi che da un giorno all’altro mi sono ritrovata promoter di diversità e società inclusive con il compito aggiuntivo, come se non fosse abbastanza, di convincere i miei correligionari a mettersi in gioco e contribuire alla missione.
Dopo il comprensibile smarrimento iniziale, l’istinto di sopravvivenza ha avuto la meglio e la creatività è arrivata in aiuto. In fondo si trattava “semplicemente” di fornire una piattaforma di dialogo originale, che fosse d’interesse per le comunità ebraiche europee e dove diverse minoranze potessero instaurare un rapporto di solidarietà autentico, traendo al contempo benefici che rispondessero a bisogni reali. Questo è lo spirito in cui, circa tre anni fa, è nato il progetto europeo “Facing Facts! – rendere visibili i reati d’odio“.
Purtroppo, se esiste un campo nel quale, volenti o nolenti, le comunità ebraiche d’Europa hanno maturato un’esperienza significativa, è proprio quello del monitoraggio di crimini ed episodi motivati da odio antisemita. In Europa esistono veri e propri casi di eccellenza, come il Community Security Trust (CST), partner nel progetto, che si occupa della registrazione degli episodi di antisemitismo nel Regno Unito sin dal 1984.
La raccolta, l’analisi e la segnalazione di dati relativi ai reati d’odio possono dotare le comunità o le organizzazioni che rappresentano minoranze oggetto di discriminazione, di un potente strumento per comunicare i propri timori al governo, alle forze dell’ordine, ai mezzi di comunicazione ecc. I reati di odio implicano un’aggressione premeditata a una vittima sulla base della sua reale o presunta identità (età, razza, credo, genere, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità). La componente d’odio rende le conseguenze di questi reati più gravi di quelle di altri tipi di reato. Perchè siano adottate politiche pubbliche migliori, volte alla prevenzione e alla lotta ai reati di odio e alla garanzia di servizi adatti alle necessità delle vittime, sono necessari dati affidabili basati su fatti oggettivi.
Oggi in Europa sono ancora poche le comunità e le organizzazioni in grado di raccogliere e verificare i dati in maniera sistematica. Facing Facts! nasce con lo scopo di colmare questo vuoto, mettendo al servizio di altre comunità l’esperienza delle comunità ebraiche più avanzate nel campo. Questo obiettivo è stato raggiunto mettendo a punto delle linee guida e un corso di formazione per formatori unico nel suo genere che, non solo fornisce gli strumenti per stabilire un sistema di monitoraggio credibile e adeguato, ma anche di insegnare ad altre persone all’interno, ma soprattutto all’esterno, della propria comunità o organizzazione, a fare lo stesso.
Poco più di un mese fa, ventitré persone provenienti da tredici paesi differenti, hanno preso parte all’ultima edizione del corso di formazione per formatori organizzato da Facing Facts! a Budapest, presso lo European Roma Rights Centre. Quattro giorni di formazione no-stop che hanno visto rappresentanti di organizzazioni ed individui che lavorano per promuovere i diritti di rom, ebrei, musulmani, disabili, LGBT e transessuali collaborare, condividere esperienze ed imparare l’uno dall’altro.
Oltre ad espandere il proprio portfolio di conoscenze e competenze, i partecipanti hanno riconosciuto nella possibilità di entrare in contatto e lavorare fianco a fianco con rappresentanti di altre minoranze, il valore aggiunto del corso.
Se state alzando il sopracciglio un po’ scettici, come a dire “questo succede solo nelle favole” posso aggiungere che a seguito dell’edizione 2012 del corso di formazione tenutosi a Londra, l’organizzazione CIDI, che si occupa della registrazione di episodi di antisemitismo in Olanda, utilizzando le conoscenze apprese durante il corso, ha a sua volta formato con successo un’organizzazione musulmana, SPIOR, assistendola nella creazione di un sistema di monitoraggio dei crimini motivati dall’odio contro i musulmani. Un gruppo di formatori certificati Facing Facts!, tra cui rappresentanti della comunità ebraica locale, ha unito le forze per rendere i reati di odio maggiormente visibili in Ungheria, specie quelli perpetrati nei confronti della popolazione rom.
La lista degli esempi positivi è lunga, a dimostrare che il confronto con gli altri non solo è possibile ma può addirittura migliorare in maniera significativa la nostra esistenza. Facing Facts! è solo un esempio che può essere declinato in molti modi diversi.
Credeteci!
Melissa Sonnino
Per chi volesse saperne di più del progetto Facing Facts e`possibile consultare il sito www.facingfacts.eu
Per chi e`arrivato sveglio fin qui ed e`interessato a leggere le linee guida sul monitoraggio dei crimini di odio (finalmente) tradotte in italiano questo e`il link http://www.ceji.org/media/guidelines-for-monitoring-of-hate-crimes-and-hate-motivated-incidents-IT-web-version.pdf
Per chi volesse sapere qualcosa di piu`sull’organizzazione per cui lavoro www.ceji.org
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.