Per non dimenticare Eyal, Gilad e Naftalì

eyalgiladnaftali

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Non avevano più di 16 anni, Gilad Shaar e Naftalì Frenkel, giovani studenti di una yeshivà nei pressi di Gush Etzion, 19 ne aveva il loro compagno Eyal Yifrach. Il mondo ha vissuto con trepidazione i diciotto giorni passati dalla notizia del loro rapimento, lo scorso 12 giugno, nel’attesa febbrile di notizie finalmente certe sulla loro sorte e di una loro rapida liberazione, fra appelli di ogni genere. Nulla di tutto questo aveva un senso – scopriamo con terribile dolore ora: finiti nelle mani di uomini di Hamas, Eyal, Gilad e Naftalì non erano neppure mai stati presi davvero in ostaggio, ma immediatamente uccisi, i loro corpi gettati in un campo fra qualche cespuglio nei pressi del villaggio di Halhul.
La loro perdita è come quella di tre fratelli, il dolore per quelle vite spezzate semplicemente indescrivibile, la rabbia per il vile agguato difficile da reprimere. In queste ore di profonda commozione, non possiamo che stringerci moralmente attorno alle famiglie dei tre ragazzi ed auspicare che i responsabili di questo barbaro attentato siano al più presto individuati e paghino per la loro colpa. Che il ricordo di Eyal, Gilad e Naftalì, come vuole la tradizione ebraica, sia di benedizione, e che l’immagine del loro sorriso pieno di fiducia e di speranza per il futuro possa dare la forza a ciascuno di noi e a tutte le democrazie di riaffermare sempre l’amore per la vita e battersi contro ogni cultura o ideologia di morte.
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