Esodi ebraici: l’espulsione dalla Spagna cattolica, un buia pagina della storia

sefarditi

di Ruben Di Veroli

Sono molti i momenti che, nel corso della storia europea, hanno segnato profondamente le diverse comunità ebraiche. Fra questi, nel 1492, la cacciata degli ebrei dalla Spagna. Una pagina ancora indelebile nei libri di storia ma sopratutto nella memoria del popolo ebraico, la cui florida permanenza in territorio iberico, sotto dominio Islamico (711 – 1492), è passata alla storia come Epoca d’Oro. Portata a termine la Reconquista (718 – 1492), i monarchi cattolici Ferdinando II d’Aragona e Isabella I di Castiglia vararono il decreto d’espulsione di tutti gli ebrei attraverso il noto Editto di Alhambra, del 31 Marzo 1492. Questo impose a tutti gli ebrei di abbandonare il Regno, a meno che non si fossero convertiti al cristianesimo. Altrimenti sarebbero stati uccisi a rogo in piazza pubblica. Quel decreto mise fine a secoli di stabile convivenza tra musulmani, ebrei e cristiani. Le cause principali di questa espulsione originano da questioni politiche, religiose ed economiche. Già l’inquisizione spagnola, istituita nel 1478, con il compito di mantenere la purezza religiosa dell’isola, aveva fatto pressione sui non cristiani, tra cui gli ebrei, costringendoli alla conversione o all’esilio. Con la cacciata, poi, le conseguenze per gli ebrei furono terribili: migliaia di persone furono costrette a lasciare le proprie dimore, le loro proprietà e soprattutto le radici culturali. La maggior parte degli ebrei trovò rifugio in Impero Ottomano, Nord Africa, Europa e Italia, portandosi dietro le competenze lavorative, ma anche tradizioni e usanze. Non tutti ricevettero una calda accoglienza, che fu complicata a causa delle continue discriminazioni e persecuzioni. Nonostante questi tragici eventi, gli ebrei sefarditi – cosi chiamati quelli provenienti dalla Spagna – riuscirono a integrarsi nella società adattandosi ai nuovi ambienti, contribuendo in maniera positiva allo sviluppo lavorativo e culturale della società. Tra i frammenti dell’esodo dalla Spagna, emerse però una nota positiva, raggio di speranza e resilienza. L’arrivo a Roma, dove tutt’oggi è visibile il contributo tangibile e duraturo che gli ebrei sefarditi hanno offerto alla città eterna. La creazione delle sinagoghe, Scola Catalana e Scola Castigliana, non solo rappresenta un segno tangibile della presenza e dell’importanza della comunità ebraica spagnola nella capitale italiana, ma anche la capacità umana di adattarsi, prosperare e contribuire positivamente nonostante le avversità. Queste due istituzioni religiose, nate dall’esilio forzato e dalla ricerca di rifugio, hanno costituito un punto di riferimento per gli immigrati spagnoli del 1492 e per le generazioni successive, fino ai giorni nostri. Ricordano l’importanza di preservare e onorare la diversità culturale e
ci insegnano che, anche nei momenti più bui della storia, la solidarietà e la collaborazione possono dare vita a nuove forme di prosperità e arricchimento.

 


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