Erano ebrei che combattevano per la libertà
Mentre ieri mattina il corteo della Brigata Ebraica deponeva la corona di fiori in memoria dei partigiani caduti per la Liberazione, le Forze dell’Ordine hanno dovuto dividere la piazza per la presenza di contestatori di estrema sinistra che già da giorni si erano detti pronti a impedire la presenza di simboli “sionisti”. Perciò la Polizia ha blindato Porta San Paolo per garantire il regolare svolgimento della funzione. Il corteo con le bandiere palestinesi era composto dall’estrema sinistra, rappresentata da numerose sigle come OSA I, Potere al Popolo e Cambiare Rotta, e dall’Associazione degli studenti palestinesi in Italia che avevano l’obiettivo di “osteggiare ogni tipo di strumentalizzazione sionista della resistenza […] al fianco del popolo Palestinese e della sua Resistenza”. Gruppi che, quest’anno, hanno deciso di incontrarsi alla stessa ora della Comunità ebraica, che dal 2015 svolge il corteo anticipatamente per evitare offese e provocazioni proprio da quei gruppi. All’arrivo, la tensione è scattata subito. Alla vista della Brigata Ebraica sono iniziati i fischi e i cori, che hanno provocato l’indignazione dei presenti e un crescendo di tensione che le Forze dell’Ordine e i gestori della manifestazione sono riusciti a moderare. L’apice raggiunto quando i collettivi della sinistra comunista hanno gridato alla “Intifada”, cioè all’uccisione degli ebrei. Ma non solo, anche cori inneggianti alla cancellazione di Israele dalla storia o l’espulsione dei sionisti dal 25 aprile. E ancora “From the river to the sea Palestine will be Free”, quindi la negazione dell’autodeterminazione del popolo ebraico, e di nuovo “Se non cambierà, Intifada pure qua” fino a “Sionisti carogne tornate nelle fogne”. Provocata, la Brigata Ebraica ha risposto – “Terroristi! Terroristi!” – e poi intonato sia l’inno d’Italia sia quello di Israele, mentre sventolavano le tante bandiere della Brigata Ebraica. Nessuna tensione è mai stata indirizzata alla Polizia, che ha dovuto contenere il corteo ebraico surriscaldato e innervosito dalle continue minacce di morte e violenza ricevute, oltre che dalla palese provocazione di rivedere dopo tanta assenza i collettivi propalestinesi nello stesso posto e, per loro volontà, allo stesso orario. Dopo aver deposto la corona di fiori, il corteo organizzato dalla Comunità Ebraica di Roma ha poi deciso di lasciare la Piazza, mentre quello pro-palestinese ha proseguito la sua marcia verso il quartiere romano di Centocelle, continuando a intonare cori per l’estensione globale dell’Intifada e additando, in alcuni discorsi, il giornale La Repubblica di essere “serva del sionismo e del capitalismo ebraico”. L’episodio più grave avvenuto ieri riguarda la condivisione social, da parte di un manifestante propalestinese, di una storia dove si sente urlare in arabo “cani ebrei” a dimostrazione della manifesta matrice antisemita della contromanifestazione. Porta San Paolo è un luogo fondamentale per la Resistenza romana. Venne combattuta lì, il 10 settembre 1943, l’ultimo tentativo dell’esercito italiano di evitare la capitolazione alla quale conseguì l’occupazione tedesca. Nel 1970, il Comune di Roma affisse una targa commemorativa in ricordo di quello che venne definito “Secondo Risorgimento” ed ogni anno viene posata una corona di fiori in memoria della 21a Divisione fanteria “Granatieri di Sardegna”. Ultimamente anche la colonna che si muove in ricordo della Brigata Ebraica, nella città di Roma, posa la sua corona di fiori accanto a quella per i Granatieri di Sardegna, sotto ad una seconda targa, datata 24 marzo 1980, che recita: “In questo luogo che ricorda il sacrificio di quanti caddero per riconquistare all’Italia la libertà e la democrazia calpestate dalla barbarie nazifascista. L’amministrazione capitolina pose a ricordo perenne dei fedeli servitori dello stato repubblicano e dei semplici cittadini caduti a Roma vittime della barbarie terrorista. La Resistenza continua”. Come recita l’ultima frase della targa “La resistenza continua”, così la memoria di chi ne ha preso parte deve continuare, senza mai fermarsi. La sovrapposizione di antisemitismo e antisionismo, oltre che creare un precedente pericolosissimo, è del tutto fuori luogo e antistorica. La Brigata Ebraica era composta da 5000 giovani provenienti dalla Palestina mandataria e di conseguenza inquadrati nelle file dell’esercito degli alleati. Hanno combattuto e versato sangue per riconsegnarci la dignità di essere Italiani. Sarebbe un esercizio di coscienza civile e storica, soprattutto in Italia, ricordarsi di chi davvero sfidò il terrore nazifascista e non parteggiò con Hitler e Mussolini, stringendo loro la mano e organizzando in Bosnia degli squadroni della morte cacciatori di ebrei. Erano ebrei che combattevano per riacquisire la dignità loro tolta. Erano ebrei che combattevano per la libertà.