Elezioni in Israele: il trionfo di Netanyahu basterà per formare un governo?

BIBI

HaTikwa, di Luca Spizzichino

In queste ore si stanno concludendo gli scrutini di quella che è stata la terza tornata elettorale in un anno, un unicum nella storia dello Stato d’Israele, registrando inoltri dati altissimi sull’affluenza, i più alti dalle elezioni del 1999. Con lo scrutinio al 97%, la composizione della Knesset, si sta delineando in questo modo: il Likud di Benyamin Netanyahu, con 36 seggi; Blue and White, il partito dell’ex Generale Benny Gantz, si ferma a 32 seggi; Joint List, la lista araba, con 15 seggi, uno dei migliori risultati mai ottenuti dal partito; i partiti religiosi Shas e United Torah Judaism, hanno guadagnato rispettivamente 10 e 7 seggi; gli stessi seggi della coalizione di sinistra Labor-Gesher-Meretz (7) e di Yisrael Beytenu di Avigdor Lieberman (7), all’ultimo posto Yamina, il partito di destra guidato da Naftali Bennet.

Con la seguente composizione del Parlamento israeliano, nessuna delle due grandi coalizioni raggiungerebbe la maggioranza, scanso grandi scossoni portati dal conteggio delle schede dei soldati e degli invalidi che verranno conteggiati per ultimi. Con la coalizione di destra guidata dal Likud che si ferma a un passo dal traguardo a 59 seggi, mentre quella guidata da Kahol Lavan si fermerebbe a 50.

Guardando ai risultati di queste concitate elezioni, possiamo notare come anche questa volta a fare l’ago della bilancia per la formazione di un nuovo governo, sia anche questa volta Avigdor Lieberman, soprannominato ormai dagli analisti, il “Kingmaker”, colui che può decidere le sorti di questa tornata elettorale. Ma il dato più impressionante è quello che riguarda il Likud, o per meglio dire quello di “Bibi” Netanyahu, il Capo di Stato più longevo della storia dello stato ebraico, che con l’imminente processo, parte dei media contro e le dichiarazioni negative di alcuni ex funzionari di alto grado, è riuscito comunque a far ricredere tutti quei sondaggi che negli scorsi mesi lo davano per spacciato.

Interessante l’analisi fatta dal Jerusalem Post sulla figura di “King Bibi”, come soprannominato dai suoi supporters, il quale lo ha definito un Mago. Nessuno riesce a fare campagna elettorale come lui, con un carisma, un’energia e un’oratoria che nessuno ha in questo momento in tutto il panorama politico israeliano. Nonostante le pesanti accuse che lo porteranno a processo tra due settimane, è riuscito a prendersi la fiducia di quegli elettori che lo scorso settembre lo avevano “abbandonato”, a partire dalla vittoria schiacciante nelle primarie del Likud contro Sa’ar, passando per la rinuncia all’immunità fino ad arrivare al Deal of the Century. La sua strategia ha funzionato, e ha raggiunto un risultato che lui stesso considera “la più grande vittoria della mia vita”, sbilanciandosi rispetto alle passate elezioni, nonostante l’insicurezza di una maggioranza capace di formare un governo. Nel frattempo, Netanyahu ha già iniziato le prime riunioni con i rappresentanti degli altri partiti di destra, per capire il da farsi.

Mentre all’Expo di Tel Aviv, Netanyahu e il Likud festeggiavano la vittoria, parziale, di questa terza campagna, dall’altra parte Benny Gantz, ha fatto trasparire una certa delusione, commentando così i risultati: “Non è questo il risultato che consentirà ad Israele di tornare sulla retta via. Il senso di delusione e di dolore è comprensibile”. “L’importante è restare uniti, fedeli ai nostri principi. Non consentiremo ad alcuno – ha aggiunto – di distruggere il Paese, di mandare in frantumi la democrazia”.

Prima di martedì prossimo non si avranno i risultati ufficiali, ma tutti i partiti sono concordi sul fatto che bisogna scongiurare in qualunque modo la possibilità di una quarta tornata elettore, che potrebbe portare a risultati drammatici.


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