EJA Bootcamp a Parigi: le nuove frontiere dell’attivismo ebraico
di Ghila Lascar
Dopo circa sei mesi dall’ultimo Bootcamp a Madrid, la European Jewish Association ha riunito nuovamente giovani attivisti da tutta Europa dai 18 ai 35 anni, questa volta a Parigi dal 31 ottobre al 2 novembre, a cui ha preso parte anche una delegazione italiana in rappresentanza dell’UGEI, formata da Giorgia Calò, David Fiorentini, Ghila Lascar, Bruno Sabatello e Luca Spizzichino.
L’evento, organizzato dal Project Manager dell’EJA, Ethan Bergman insieme al Diplomatic Council, è stato ospitato nel Centro Ebraico Europeo dove i bootcampers sono stati accolti dal presidente del Concistoro Centrale Israelita di Francia, Joel Mergui, ed hanno potuto conoscere anche una struttura completamente nuova rispetto ai precedenti eventi.
Durante i tre giorni sono stati infatti affrontati diversi moduli che hanno ripercorso l’attivismo in differenti aspetti: dall’analisi dei vari modelli di attivismo raccontati da Eliran Ben Yair, attivista israeliano per la pace, e dal rapper americano Westside Gravy, fino ad affrontare le esperienze in campo politico e diplomatico, anche attraverso i social media con il Portavoce e la Responsabile della comunicazione digitale dell’Ambasciata d’Israele in Francia, Simon Serussi e Arielle Touitou.
L’ospite più celebre e sicuramente affine con i temi del BootCamp è stato Eliran Ben Yair, attivista poco più che maggiorenne già celebre su TikTok, dove concentra i suoi contenuti su Israele e antisionismo, andando a confrontarsi con con persone e realtà fuori e dentro il suo paese. Proprio per questo il Bootcamp si è aperto con il suo intervento intitolato “L’arte del dibattito”. Nella chiarezza del titolo, il contenuto si è rivelato altrettanto semplice e coinciso nella teoria: “tutti gli strumenti utili per affrontare un dibattito costruttivo su qualsiasi tema”. Tra i consigli Eliran ha sottolineato l’importanza dell’informazione e del rispetto e la conoscenza del proprio interlocutore, cercando di contestualizzare la persona in un’ottica più ampia rispetto a quello che possiamo conoscere in modo limitato durante una discussione, per cercare di far comprendere il nostro messaggio. Il consiglio per un perfetto interlocutore? “Sii un leone”.
“Il leone non è l’animale più grande, più forte, più intelligente o più veloce, ma è il re della giungla.Perché? Per il suo atteggiamento,Quando guarda un altro animale, non vede la grandezza o la forza, ma vede un pasto. Quando state dibattendo dovete considerare l’altra persona come un pasto”
Sulla base di questi ed altri spunti, i partecipanti al BootCamp si sono quindi confrontati su diverse tematiche che poi si sono impegnati ad affrontare in una simulazione di dibattito.
La sera durante la cena insieme ad altri giovani della comunità ebraica parigina, i ragazzi hanno potuto assistere ad un concerto di musica klezmer e poi ad un’esibizione del rapper americano Westside Gravy con alcuni suoi brani.
Il programma è poi continuato poi il giorno successivo, a pieno ritmo: la prima parte della giornata si è infatti concentrata sull’attivismo dal punto di vista politico, e a tal proposito è intervenuto Alex Hearn per il gruppo Labour Against Antisemitism, che ha ripercorso durante la sua sessione le origini dell’antisemitismo in ambito politico nel corso dei secoli, anche con un confronto tra i vari partiti e parti politiche, andando ad evidenziare l’inesistenza di un ideologia alla base di quello che invece è un odio.
Su questo tema è intervenuta anche Manel Msalmi, Consulente per gli Affari Internazionali del MEPs al Parlamento Europeo, che ha presentato il suo lavoro nei progetti che coinvolgono le minoranze e il dialogo tra queste e la società. Tra questi: il dialogo ebraico-musulmano, la marcia contro il terrorismo con i giovani musulmani, il supporto alle minoranze in Iran e agli Accordi di Abramo.
Oltre a questo anche una continua amicizia e collaborazione con l’EJA nella lotta contro l’antisemitismo all’interno delle comunità islamiche in Francia e Belgio, favorendo progetti e confronto tra le varie realtà, come ad esempio quella tra una delegazione di giovani provenienti da Molembeek, quartiere della città di Bruxelles tristemente nota per l’alto tasso di radicalizzazione insieme alla comunità ebraica parigina dove sono stati ospitati.
Ad un’intensa mattinata di convegno è seguita una visita guidata nel centro di Parigi alla scoperta della comunità ebraica parigina; non sono mancate le tappe ad alcune delle principali attrazioni di Parigi, come la cattedrale di Notre Dame, ma il tour è stato principalmente un viaggio alla scoperta della Parigi ebraica, passando per il Memoriale dei martiri della deportazione sulla Senna e il Memoriale della Shoah vicino al quartiere ebraico a Rue de Rosiers e che si è concluso nella storica Place de la Bastille prima di tornare al centro per riprendere le attività.
Soft Power engagement, è stato il campo di discussione conclusivo della seconda giornata; un impegno che si svolge attraverso altri canali, oltre al confronto diretto come la musica; ancora una volta lo speaker principale è il rapper Westside Gravy che ha parlato della sua esperienza nella musica e del suo impegno all’interno dei testi per denunciare l’antisemitismo e l’antisionismo.
Neolaureato all’Università di Washington, il rapper ha raccontato la sua esperienza nell’università come giovane ragazzo ebreo e ha quindi aperto una conversazione riguardo l’antisemitismo nel campus universitari, che è risultato essere molto di più di un’eccezione alla regola. Sul fil rouge di questa sessione quelle successive si sono proprio concentrate sulle grandi sfide degli studenti all’interno dei campus universitari in Europa in funzione anche di un linguaggio, di atti mediatici, ma anche di teorie quali la intersezionalità e come questa possa avere effetto sulla vita dei giovani ebrei.
Durante il Bootcamp, non sono mancate per i ragazzi le occasioni per conoscere le autorità intorno all’ebraismo francese: tra i saluti istituzionali quello del Portavoce dell’Ambasciata d’Israele in Francia, Simon Serussi, che ha esposto il rapporto dell’Ambasciata con i cittadini e di come particolari momenti difficili si siano rapportati con i media e i social.
A concludere tre intense giornate di workshop e dibattiti, un focus sull’ impatto dei media sulla Comunità ebraica e sulla percezione di Israele. Nella prima sessione sono stati ospitati tre giornalisti francesi: Matteo Ghisalberti per antisemitismo e geopolitica, Jeanne Dussueil di La Tribune e Antoine Colonna, esperto in diplomazia e affari internazionali, che hanno interagito direttamente con i partecipanti, parlandogli del loro lavoro e del loro rapporto con l’ebraismo e Israele.
Infine un’importante lezione di Arielle Touitou, Responsabile della comunicazione digitale dell’Ambasciata d’Israele in Francia, per mostrare come i social media vengono sfruttati per promuovere Israele, attraverso post e personaggi mediatici che vengono sponsorizzati.
L’ultima parte del BootCamp è stata dedicata proprio ai partecipanti, che hanno potuto esporre i progetti che seguono nelle loro comunità: dall’interesse nella riscoperta della storia ebraica della Repubblica Ceca, della studentessa e guida praghese Yvonne Weisgrab, passando per quella degli ebrei delle Isole Canarie per poi introdurre il Diplomatic Council, promosso dall’EJA, formato da giovani che si impegnano con l’associazione in progetti e iniziative.
Ancora una volta il team dell’EJA, ha dato ai ragazzi nuovi spunti e opportunità, rivolti a tutti i giovani che hanno deciso di intraprendere un percorso come attivisti, in un clima di grande speranza e ottimismo per l’ebraismo europeo e la sua battaglia contro antisemitismo e antisionismo, facciamo tesoro di una nuova consapevolezza: quella di non essere soli nelle nostre battaglie non solo come ebrei, ma come cittadini che hanno a cuore lo sviluppo di una società equa e accogliente per tutti e per tutte.
Organo ufficiale di stampa dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia. Fondato nel 1949, dal 2010 è una testata online e inserto mensile di Pagine Ebraiche.