10 Marzo 20203min

Ecco cosa Purim ci insegna sul Coronavirus

di David Zebuloni

 

Quando cominciamo a leggere la Meghillat Ester, tutto sembra andare per il verso storto. Mordechai è in conflitto con il perfido Aman, un conflitto che porta ad un decreto terribile che vede come protagonista tutto il popolo ebraico. Il popolo ebraico prega, digiuna, supplica Dio di non essere sterminato e, come nelle migliori favole Disney, troviamo un lieto fine. Il popolo ebraico viene salvato e Aman viene punito.

Purim rappresenta nell’ebraismo quella festività in cui tutto cambia. Nulla rimane statico, nulla è irreversibile, nulla è perduto. Ma non solo, c’è dell’altro. Purim ci insegna anche a riconoscere i punti di luce nell’apparente buio più assoluto. Per esempio, quando il Re Achashverosh sceglie Ester come sua moglie, il lettore crede che nulla potrebbe andare peggio. Pensiamoci: Ester, nipote di Mordechai, nelle mani del tiranno Achashverosh? Ci sembra terribile. Chi avrebbe mai pensato che proprio lei, la stessa Ester, avrebbe salvato il popolo ebraico dal decreto di morte?

Nella Meghilla come nelle nostre vite, tutto ha una ragione, tutto è volto al nostro benessere individuale e collettivo, anche se talvolta ciò non ci risulta comprensibile. Se riuscissimo a prendere un passo indietro o leggere a posteriori il libro della nostra vita, come leggiamo la Meghila di Ester a Purim, riusciremmo a riconoscere molti punti di luce che altrimenti ci risulterebbero invisibili o inesistenti.

L’Halacha, la legge ebraica, ci impone di leggere la Meghillat Ester per intero. “Chi legge solo un brano della Meghilla non esce d’obbligo”. E perché? Proprio per questo motivo. Se leggessimo solo un brano non riusciremmo a capire il piano divino che ha salvato gli ebrei dal decreto di morte. Se leggessimo solo un brano rischieremmo di concentrarci solo sul conflitto di Mordechai o sul triste matrimonio di Ester. Per comprendere bisogna conoscere, ovvero leggere il testo per intero, dall’inizio alla fine. In poche parole, la Meghillat Ester ci insegna che tutto ha un lieto fine. Basta solo aspettare e non perdere la fede.

Inevitabile è il collegamento con ciò che ci affligge in questi giorni. Il coronavirus ci sta sottoponendo ad un periodo di grande difficoltà, come individui e come comunità. Il panico è generale e così anche il dolore. Con la speranza che un giorno tutto ciò possa risultarci più chiaro, con l’auspicio che un giorno non troppo lontano ci venga concessa la possibilità di riconoscere il volere e la bontà divina, auguro ai nostri lettori Purim Sameach, un felice Purim, di tutto cuore.

 


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