“Due lezioni di vita che ho imparato da Rabbi Lord Jonathan Sacks in persona”
di Sharon Zarfati
Per parlarvi di Rabbi Lord Jonathan Sacks vi racconto di un evento che ha da sempre elargito un certo fascino nei miei pensieri. L’ha raccontata ad una platea di persone, prima dell’inizio di una lezione a cui ho avuto la fortuna di partecipare.
Come tutti noi sappiamo uno dei precetti ebraici implica il non prostrarsi davanti ad un re, perché l’unico Re del popolo ebraico è Il Santo Benedetto Egli Sia. E diciamo che nel 2020, il 99,9% degli ebrei non sia mai stato messo alla prova rispetto a questa mitzvà. Parliamoci chiaro… A quanti di voi è capitato di incontrare un re? E ancora più specificatamente: a quanti di voi è capitato di dover dire: “Scusi sua Maestà, ma io non posso prostrarmi perché sono ebreo”?
Eppure, era il 2009 quando Sir Jonathan Sacks venne nominato “Lord Baron”, niente di meno che da Sua Maestà in persona, la Regina Elisabetta II. La massima carica attribuibile ad un normale cittadino però, ha una cerimonia prestabilita dalla tradizione inglese che prevede appunto che la regina consegni le chiavi o l’attestato del territorio su cui il nuovo incaricato prende possesso legalmente e politicamente.
Ogni cittadino che ha a che fare con la regina, deve rispettare un protocollo di regole severissime che tra le altre cose prevedono un inchino in segno di saluto. In particolare, la cerimonia che era prevista per Rabbi J. Sacks prevedeva addirittura un inginocchiamento davanti a Sua Maestà.
Ecco, era il 2009 quando Rabbi J. Sacks ha dovuto dire alla Regina: “Mi dispiace sua maestà, io non posso prostrarmi alla sua presenza”. Sinceramente, penso che proprio questo si misuri la saggezza di un ebreo: avere il coraggio di non scendere a compromessi con i propri ideali. Sapete come è finita questa storia? La Regina Elisabetta II, la stessa che ha accolto Churchill, Margareth Tatcher, Harold Macmillan ma anche i vari Truman, Kennedy, Mandela ecc., tutti sottoposti al protocollo, ha invece permesso che Rabbi Lord Jonathan Sacks non si prostrasse a lei: la cerimonia è stata svolta con la Regina su un piedistallo e il rabbino sotto al gradino che riceveva le chiavi del quartiere Barnet di Londra.
Ecco, se come ho detto prima, la saggezza di un ebreo passa dal non scendere a compromessi con i precetti divini, ora aggiungo che la grandezza di un uomo o di una donna passa attraverso il modo in cui il mondo che lo circonda “reagisce” alle mitzvot che lui o lei accetta su sé stesso. La grandezza di Rabbi Sacks passa attraverso la Regina Elisabetta che modifica per la prima volta in assoluto il protocollo da seguire per la cerimonia di attribuzione della carica di Lord.
Un altro episodio che voglio raccontarvi riguardo Rabbi Sacks riguarda una lezione sul “Nuovo Concetto di Libertà” tenuta in occasione di Pesach il 12 Marzo 2018 presso University College di Londra e diretta a tutti gli studenti universitari. In realtà questo concetto è anche all’interno di “Lettere per la prossima generazione” che cito più avanti. In sostanza Rabbi Sacks riportava l’importanza dell’educazione alla libertà e di quanto questo concetto sia fondamentale per l’educazione di un ebreo. Non a caso è stata la Bibbi ad inspirare movimenti di emancipazione nel corso dei secoli: dai puritani inglesi che salparono dalla Mayflower al movimento per i diritti civili di Martin Luther King che torva il suo culmine all’interno del celebre discorso “I have a dream” in cui viene citato il cap. 30 di Devarim: “Vai giù dal faraone e digli di lasciar andare il mio popolo”… Io non lo sapevo, non ci avevo mai pensato, ma la libertà ebraica ha da sempre inspirato la libertà e l’emancipazione dei popoli nel mondo.
A questo concetto di libertà Rabbi Sacks però metteva in opposizione una cosa interessantissima: la libertà non è l’assenza di regole. O meglio, la libertà se veramente la vorrete capire ed intendere fino in fondo, ma soprattutto la vorrete mettere in pratica ha bisogno di regole, tante, tantissime regole. “Ed ecco il paradosso: la maggior parte della gente ritiene che l’ebraismo sarebbe osservato da più persone se solo fosse più semplice, meno esigente. Perché tutti questi precetti, 613? Non sarebbe meglio se rendessimo l’ebraismo più semplice? Vediamo: pensiamo a Pesach, Shavuot e Sukkot. Quale di queste tre festività, in media, gli Ebrei osservano di più? La gente osserva Pesach più di Sukkot, e più Sukkot rispetto a Shavuot. Questo vale in qualunque parte del mondo ebraico. Ora chiediamoci: quale delle tre feste è la più impegnativa? Pesach è di gran lunga la più difficile: comporta la pulizia della casa, la kasherizzazione della cucina, l’uso di utensili speciali e molto altro ancora. Poi viene Sukkot: si devono comprare un lulav e un etrog, si deve fare una succà. La più facile di tutti è senz’altro Shavuot, che non comporta nessuna mitzvà particolare, se non si considera la veglia della prima notte per il Tikkun. Quindi, più una festa è difficile da osservare, più gente la osserverà.” (Lettera n. 4, di Lettere alla Prossima Generazione, Rabbi Lord Jonathan Sacks, 2009)
Ed è proprio così che si è conclusa la lezione a cui ho partecipato il 12 Marzo 2018, con questa frase, che cito testualmente: “Il Rav di Berditchiver viveva nella Russia zarista e disse: “Lo zar in Russia ha un esercito, ha una forza di polizia, ha una polizia segreta, eppure si può andare in qualsiasi casa in Russia e trovare alcol illegale che è stato contrabbandato. L’Onnipotente non ha un esercito, non ha una polizia, non ha una polizia segreta, eppure puoi entrare in qualsiasi casa ebraica di Pesach e non troverai una di briciola di chametz”. Questa è la libertà che viene dall’accettazione volontaria della legge. Questo è il tipo di libertà che il duro lavoro, che diventa assolutamente invulnerabile, e non morirà mai e non sarà mai minacciato. Questo è il tipo di libertà a cui siamo chiamati come ebrei e che ci ricordiamo ogni Pesach, usiamo questa libertà prima di tutto per dire che sono orgoglioso di essere ebreo, e in secondo luogo per lavorare per la libertà e la giustizia di tutti.”
Gli ebrei e l’ebraismo sono ostinati e si sono mossi sempre in direzione contraria rispetto al corso degli eventi storici, tuttavia sono perfettamente consapevoli che “le cose a cui teniamo maggiormente sono quelle che richiedono più sforzo”, quindi ci ricopriremo di regole per mantenere intatta la libertà, ma anche tutte le altre mitzvot.
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.