Difendere oggi l’Ucraina
Quando nel 1938, alla Conferenza di Monaco, la Germania nazista rivendicò il possesso dei Sudeti, regione culturalmente tedesca della Cecoslovacchia, gli Stati del mondo credettero che quella concessione fosse sufficiente a spegnere l’espansionismo di Hitler, supportato dal sentimento di revanscismo. Non fu così. Dopo l’annessione dell’Austria, la Germania invase anche la Cecoslovacchia e solo alla fine la Polonia. La Seconda Guerra Mondiale, quindi, non scoppiò alla prima invasione, ma solo alla fine di continui attacchi che mostrarono palesemente l’intenzione di Hitler di perseguire il progetto di Pangermanesimo: la riunificazione dei territori culturalmente tedeschi. La storia è sempre qualcosa di lontano che crediamo non possa ripetersi mai. Ma lo crede solamente chi non la studia. Henry Kissinger diceva infatti che “la storia non insegna per massime, ma per analogie”, ribadendo quindi un’idea fondante del realismo politico: che la storia si ripete. Questo non significa che Putin sia come Hitler, qualsiasi paragone è infondato e storicamente sbagliato, ma si ripete la stessa ideologia di appartenenza: anche Putin crede che l’Ucraina sia una proprietà russa. Nel 1938, la politica di Appeasement inibì i recettori sensoriali di quell’Europa che non riuscì a comprendere realmente il pericolo della Germania nazista fino al 1° settembre 1939. Difendere oggi l’Ucraina, a due anni dall’invasione russa, significa fare i conti col passato e dimostrare di aver imparato a individuare un progetto ampio di nuovo ordine mondiale, che Putin persegue accanto all’Iran e altre potenze ancora. Appoggiare l’Ucraina vuol dire proteggere sé stessi, la propria integrità ed impedire il ritorno di una polveriera che davvero sembra poter scoppiare nuovamente.
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