Delusioni ovvie

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Amit Segal (@amit_segal), un giovane ed apprezzato giornalista Israeliano che si occupa principalmente di politica, ha riassunto la condanna dell’ex primo ministro Ehud Olmert per corruzione con un tweet breve ed incisivo:

“Tutti dicono che è un giorno triste per lo Stato d’Israele. Al contrario: è un giorno eccellente per lo Stato, nel quale si combatte contro la corruzione e si mandano i corrotti in prigione”.

Segal ha ragione. Siamo abituati a pensare ad un ideale di élite politica dove la perfezione morale deve andare a braccetto con la produttività legislativa, e continuiamo a deluderci del fatto che nessuna politica riesca a soddisfare questo ideale. Se fosse per noi, ogni politico sarebbe un grottesco incrocio tra il Dalai Lama e Mao Tse Tung: morale suprema, retorica irreprensibile, leadership indiscutibile, coerenza assoluta e perseveranza di ferro. E continuiamo a lamentarci che in politica gente così non ce n’è, né in Israele, né nel mondo. Nella nostra arroganza, arriviamo a dire che se ci fossimo noi al governo…

A provare che il nostro ideale è irraggiungibile c’è l’ultimo secolo e mezzo. Ogni governo che ha provato ad essere morale e pratico è fallito miseramente e viene ricordato con smorfie e superlativi. Fascismo, Comunismo (Russia, Cina e Cuba), Nazismo, eccetera. In ognuno di questi casi, la stessa idea: leader con un background ideologico forte e con una gran voglia di cambiare il mondo. Grandi ideologie che hanno portato a grandi delusioni nei casi migliori, ed a terribili disgrazie in quelli peggiori. Forse dovremmo stare attenti a quello che ci auguriamo.

Ovviamente non significa che dobbiamo abbandonarci ad essere governati da diverse varianti di Frank Underwood, e continuare a considerarci vittime del sistema. Piuttosto, cerchiamo di capire cosa può funzionare invece della politica, o almeno influenzare la politica.

L’esempio migliore che mi viene in mente è la “Protesta delle Tende”, avvenuta in Israele nel 2011. Un gruppo di studenti usciti fuori dal nulla (ovvero senza nessun passato attivista o politico di spessore) si organizza in maniera spontanea e per protestare contro il caro vita, pianta delle tende in Sderot Rotschild, una delle vie principali di Tel Aviv, e vi si trasferisce. In pochi giorni, diventa un trend nazionale. Rotschild diventa una tendopoli, fenomeni simili sorgono a Gerusalemme, Haifa, Beer Sheva e in altre città. Manifestazioni dappertutto, in alcuni casi con centinaia di migliaia di dimostranti. Netanyahu convoca un gruppo di analisti per scrivere una proposta di programma per abbassare il caro vita, e la bozza viene presentata in meno di una settimana. Ho recentemente partecipato ad un incontro con prof. Trachtenberg, che era stato messo a capo dello stesso gruppo di analisti. Quando gli è stato chiesto se secondo lui è cambiato qualcosa da allora, la sua risposta è stata molto chiara: “Se guardo a ciò che abbiamo proposto, forse qualcosa si. Ma il fatto più importante è che il linguaggio politico è cambiato. Non si parla più solo di sicurezza e di conflitto arabo-israeliano, ma si parla di benessere, giustizia sociale, riforme economiche. Se andiamo di questo passo, Israele può diventare la prima economia sociale del mondo.” Forse l’ultima frase era un po’ azzardata. Ma di fatto, la Protesta delle Tende è riuscita nell’arco di due anni a fare spazio in prima pagina le questioni sociali del cittadino qualunque. Cosa non fa la politica agli alti ranghi, riescono a fare cittadini in tenda in mezzo alla strada. Democrazia – nel senso letterale.

Quindi, come ho scritto all’inizio, Segal ha ragione. Invece di piangere i nostri politici corrotti, cerchiamo di apprezzare i sistemi che funzionano bene nonostante tutto.

Che poi Olmert a me non mi ha mai convinto.

Avy Leghziel (@avyleg)


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