Dal 7 ottobre la vita di ogni ebreo
Dal 7 ottobre la vita di ogni ebreo è cambiata. Senza distinzioni per chi vive nella diaspora o in Israele, per chi è sionista oppure no, per religiosi, laici, credenti e atei, sefarditi o ashkenaziti: in poche ore, la sensazione di stabilità e sicurezza si è nuovamente infranta. L’Unione dei Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) si è subito mobilitata per monitorare e registrare gli episodi di antisemitismo nel nostro Paese, attraverso un sistema di denuncia direttamente collegato alle istituzioni competenti. Oltre alla raccolta dei dati, si è mossa per approfondire i sentimenti dei giovani ebrei italiani, fra i 18 e 35 anni. Ad un mese esatto dal pogrom di Hamas è stato quindi aperto un questionario di dodici domande, che ha fornito risultati preoccupanti: il 50% ha dichiarato di essere stata vittima o testimone di episodi di antisemitismo, il 60% ha modificato alcune delle proprie abitudini, mentre il 26% le ha completamente stravolte per non dare nell’occhio e per passare inosservati. La maggioranza degli intervistati ritiene che gli episodi di antisemitismo siano legati alla demonizzazione di Israele. Questi sono solo alcuni dei dati estrapolati dal sondaggio, che forniscono bene l’idea di come l’odio antiebraico non sia mai diminuito negli anni. È un mantra che si ripete da secoli. Gli ebrei hanno dovuto resistere al passaggio fra età Classica e Medioevo, muovendosi fra l’esclusione politica, sociale e culturale, la giudeofobia di matrice religiosa fino all’umiliazione ottocentesca dei Ghetti. Solo la loro apertura ha permesso l’emancipazione della componente ebraica cittadina, che non è però bastata per smantellare l’odio e il pregiudizio. Anzi, c’è stata una stata traslazione dal piano religioso a quello scientifico. Così la giudeofobia è tramutata in antisemitismo moderno: lo stereotipo dei giudei bevitori di sangue dei bambini cristiani si è trasformato in quello dell’ebreo che, in segreto, brama per il controllo del mondo. Mentre gli ebrei resistevano per mostrarsi come gruppo sociologico e non razziale, il mondo intraprendeva un percorso diverso passando dalla discriminazione razziale a quella culturale. Mentre nasceva il Sionismo, movimento nazionalista, multipartitico e anticolonialista, avente come obiettivo l’autodeterminazione del popolo ebraico, il mondo elaborava una nuova forma discriminatoria, all’apparenza meno opprimente ma più pervasiva: la delegittimazione di Israele per delegittimare gli ebrei. Per antisionismo si intende dunque il rifiuto del diritto all’esistenza dello Stato di Israele, il rifiuto di accettare l’emancipazione politico-sociale del popolo ebraico, quindi un odio eguale all’antisemitismo. Alcuni governi del mondo continuano a nascondere questo dualismo sotto il tappeto. Ancora oggi, gli ebrei sono nuovamente costretti a resistere.