Contro il terrorismo: operazione di Israele a Jenin
La scorsa notte Israele ha intrapreso un’operazione militare per colpire le cellule terroristiche radicate nella città di Jenin, già sede operativa di Hamas e della Jihad islamica. Un’operazione di tale intensità, dicono gli analisti, non si vedeva da vent’anni: impiegati bulldozer per sminare il territorio, disposte truppe di terra e copertura aerea a mezzo di droni ed elicotteri.
L’obiettivo della campagna, rendono noto le Forze di difesa israeliane, è quello di sradicare le cellule terroristiche operanti nel territorio, tra cui le Brigate Jenin, i siti di ricognizione oltreché i depositi di armi e le fabbriche di bombe, localizzate vicino a due scuole e a un centro medico.
Secondo quanto riferito dal portavoce militare israeliano, e riportato da Rai News, scontri a fuoco si sono verificati in città attorno alla moschea, dove uomini armati si erano asserragliati e dove sono state scoperte due cavità con esplosivi, armi ed equipaggiamento militare. La stessa fonte ha poi spiegato che sia stato rinvenuto in un’altra parte del campo profughi “un laboratorio per la produzione di esplosivi con centinaia di ordigni già pronti all’uso”. In tutto sono stati circa trecento gli ordigni esplosivi fatti brillare.
L’operazione giunge al culmine di continui attentati contro israeliani che originano proprio da Jenin. Finora l’approccio israeliano di arrestare i singoli terroristi con interventi mirati é stato più moderato ma inefficace, a causa del prolificarsi di attività terroristiche nella zona, oramai sistematica roccaforte dell’estremismo palestinese.
“Sosteniamo la sicurezza e il diritto di Israele a difendere il suo popolo contro Hamas, la Jihad islamica palestinese e altri gruppi terroristici. Imperativo prendere tutte le precauzioni possibili per prevenire la perdita di vite civili”. Queste le parole con cui il portavoce della Casa Bianca ha commentato il sostegno statunitense allo Stato ebraico.
Garantire la sicurezza dei propri cittadini è quanto ha spinto Israele ad agire: colpire l’estremismo islamico che fomenta i civili contro ebrei e israeliani riservando poi ai terroristi ingenti somme di denaro in cambio di attentati.
“La città di Jenin, e in particolare il campo profughi, è una roccaforte del terrore che esporta il terrorismo in tutta la regione e sul fronte interno – ha riferito il Brig. Gen. Avi Blot – La nostra missione è creare un controllo operativo, contrastare e arrestare i terroristi, distruggere le infrastrutture nemiche e confiscare le armi”.
Anche i capi dei partiti di opposizione hanno espresso il proprio sostegno all’operazione. “I nostri bambini vengono massacrati e Israele ha tutto il diritto di difendersi. Noi sosteniamo le forze di difesa israeliane e il governo – ha dichiarato Yair Lapid, leader di Yesh Atid e già ministro degli esteri, al quotidiano Jerusalem Post – Siamo uniti contro il terrorismo”. Così anche l’ex ministro della Difesa Benny Gantz: “Qualsiasi azione determinata e responsabile da parte del governo riceverà pieno appoggio”.
L’esercito israeliano fa sapere che le truppe “continuano ad operare nell’area finché sarà necessario, senza limiti di tempo per rompere la dinamica dei terroristi”.
Hamas e Giordania promettono vendetta, mentre condanne arrivano da Egitto, Siria e Autorità Nazionale Palestinese.
Dopo le minacce, stamane sette persone sono state ferite in un attacco terroristico a Tel Aviv, nel quartiere di Ramat HaHayal. Secondo le prime informazioni, un terrorista si é lanciato con un automobile verso i passanti su un marciapiede e una pista ciclabile, per poi scendere dal veicolo ed accoltellare i passanti prima di essere neutralizzato da un civile.
I feriti sono stati trasportati al Sourasky Medical di Tel Aviv e al Rabin Medical Center di Petah Tikva. Tre in gravi condizioni, due feriti moderatamente e due con lievi ferite.
Hamas ha esultato la “prima risposta” all’operazione antiterrorismo che vede Israele impegnata a Jenin.
Credit photo: AP Photo/Majdi Mohammed