Cinquant’anni dalla strage alle Olimpiadi di Monaco
Sono passati cinquant’anni da quel 5 settembre 1972, quando undici atleti della delegazione israeliana alle Olimpiadi di Monaco furono barbaramente uccisi dai terroristi palestinesi del gruppo Settembre Nero. In quella Germania che solo trent’anni prima aveva programmato lo sterminio del popolo ebraico, gli ebrei furono nuovamente uccisi per la medesima matrice antisemita.
Uno scenario surreale. Il villaggio olimpico, simbolo di pace ed armonia fra popoli, divenne un patibolo d’esecuzione. Quel clima di sana competizione, di spensieratezza ed anche di orgoglio ebraico per esser tornati in Germania avvolti nella bandiera d’Israele, si spense nell’arco d’un ticchettio troppo veloce di lancette d’orologio.
Quella notte, gli attentatori scavalcarono la recinzione del villaggio e fecero irruzione nei dormitori israeliani, rendendo vano sin dall’inizio ogni tentativo di ribellione. Gli spari e le urla attirarono prima l’attenzione del villaggio, e poi del mondo intero. Alle ore cinque del mattino arrivò la richiesta formale del Commando: chiesero il rilascio di 234 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, oltre che dei terroristi tedeschi Andreas Baader e Ulrike Meinhof, del gruppo Rote Armee Fraktion.
Le richieste raggiunsero il governo israeliano, che si oppose ai negoziati e tentò di convincere la Germania ad acconsentire l’intervento della Sayeret Maktal, l’unità antiterrorismo specializzata nel recupero ostaggi. Negata l’autorizzazione, i tedeschi si affidarono alle proprie forze di polizia, che però erano totalmente impreparate per gestire situazioni di quel calibro.
Le negoziazioni proseguirono. Alla fine, terroristi e ostaggi raggiunsero la base aerea di Fuerstenfeldbruck, dove un aereo li avrebbe dovuti portare a Il Cairo. La polizia tedesca tentò un ulteriore azione di salvataggio, travestendosi da equipaggio del volo Lufthansa, ma il pianò fallì. Durante lo scontro a fuoco, oramai braccati, i palestinesi uccisero gli israeliani con granate e colpi di fucile.
Morirono undici israeliani, un poliziotto tedesco e cinque attentatori. I rimanenti tre fedayn di Settembre Nero furono arrestati e successivamente scarcerati da Berlino, dopo che altri palestinesi dirottarono verso Zagabria il volo Lufthansa diretto da Damasco a Francoforte per estorcere la loro libertà.
L’affronto d’aver perso ebrei in Germania e di veder liberi i terroristi, di fronte all’assenteismo della Comunità internazionale, convinsero Golda Meir a dover agire di forza. Oppure Israele sarebbe stata sopraffatta dai suoi nemici. La premier diede inizio all’operazione “Ira di Dio”, con l’obiettivo di eliminare i diretti ed indiretti responsabili del Massacro di Monaco. Non solo, la missione aveva il compito, ancor più importante, di mostrare l’efficacia israeliana così da far desistere i militanti palestinesi dal compiere ulteriori attacchi.
EPILOGO
Dopo la strage alle Olimpiadi, i giochi proseguirono per impedire che il terrorismo potesse vincere sullo spirito d’aggregazione. Tuttavia, prima di Tokyo 2021, nessuna commemorazione è mai stata organizzata per ricordare gli atleti israeliani. Il 31 agosto 2022, dopo 50 anni, la Germania ha riconosciuto le proprie responsabilità nella errata gestione delle operazioni, ed ha concordato un risarcimento adeguato con le famiglie degli atleti israeliani vittime della strage. “Vi ringrazio per il vostro instancabile impegno morale per la giustizia storica sull’assunzione di responsabilità da parte del governo tedesco per i fallimenti della sicurezza e del salvataggio degli atleti israeliani uccisi – ha dichiarato il presidente israeliano Herzog, atterrato ieri in Germania – Spero che d’ora in poi continueremo a ricordare la lezione di questa tragedia, l’importanza di combattere il terrorismo, per le generazioni future.”