Behar e Bechukotai: l’importanza dell’anno sabbatico e del Giubileo
di Ruben Caivano
Questo shabbat leggeremo, come spesso capita, due parashot insieme : Behar Sinai e Bechukotai, che concluderanno il libro di Vaykrà.
La parasta di Bechukotai si usa leggerla sempre prima della festa di Shavuot, perché secondo i Maestri nella parashà sono affrontati i temi degli ammonimenti: tutte quelle punizioni che il popolo d’Israele riceverebbe qualora non rispettasse i precetti di H., dalle epidemie fino alle invasioni di popoli stranieri. Shavuot è la festività in cui si celebra il dono della Torà e quindi è bene ricordare ogni volta, prima della festa, quale sia il giusto comportamento da seguire per meritare la Torah.
Nella parashà di Behar, oltre ad essere vietati gli atti di idolatria, sono ordinate le mitzvot per l’anno sabbatico e l’anno del Giubileo. L’anno sabbatico consisteva far riposare la propria terra il settimo dopo sei anni di semina e raccolto, durante questo anno, in cui è assente l’operato dell’essere umano, il raccolto non sarà destinato al proprietario, bensì a tutte le persone del popolo d’Israele. Riguardo il Giubileo invece è scritto al verso 25,8 “Conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni”. Dopo questi 49 anni, nel giorno di Kippur, con il suono dello Shofar, sarà dichiarata libertà per tutti gli abitanti della terra.
Queste due mitzvot, l’anno sabbatico ed il giubileo, possono essere strettamente connesse ad un argomento molto simile presente nella Torah, lo Shabbat. Infatti è comandato che nel settimo giorno ci si riposi. Lo Shabbat è un tempo fuori dal normale ordine cronologico, mentre gli altri giorni della settimana sono chiamati con una sequenza cronologica: primo giorno, secondo giorno, terzo giorno ecc., il giorno di Shabbat ci distacchiamo dalla vita di tutti i giorni, alla ricerca di un rapporto diverso con tutto ciò che ci circonda.
Alcuni maestri spiegano che questa ricerca di un rapporto diverso è insito nel valore dello Shabbat, il quale rappresenterebbe un sessantesimo dell’Olam HaBa, il mondo a venire. Durante lo Shabbat non si può creare o esercitare forze su oggetti e persone al fine di arrivare ad uno stato di natura originale; un po’ come succede durante l’anno sabbatico, quando non si coltiva, e nell’anno del giubileo, quando si liberano gli schiavi e si rimandano nelle loro case.
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