ANTISEMITISMO E ANTISIONISMO NELLE UNIVERSITÀ
HaTikwa, di David Fiorentini
Storicamente, molti movimenti filosofici, artistici o letterari nati all’estero hanno impiegato molto tempo per raggiungere l’Italia, e altrettanto tempo per venire accettati. Spesso questi sono stati “italianizzati” per soddisfare le esigenze del nostro contesto storico-culturale; un esempio può essere lo stile Gotico, nato nel nord della Francia nel XII secolo (Saint Denis, 1144), e che non solo raggiunse l’Italia nel XIV secolo, ma nell’attraversare le Alpi si è dovuto adeguare alle esigenze italiane. Nasce così il gotico “temperato”, si perdono in parte le ampie vetrate e le fini mura per rimanere sul solco della tradizione architettonica romanica.
Allo stesso modo, possiamo parlare dell’antisemitismo nelle università. A tal proposito, bisogna fare una premessa: ovviamente l’antisemitismo è un fenomeno già presente nel contesto italiano, ma è il tipo legato a un certo antigiudaismo che per secoli ha caratterizzato l’Europa. In altre parole, si tratta di stereotipi, come quello dell’ebreo taccagno e avaro, coadiuvati da sgangherate teorie complottistiche e talvolta da accuse di deicidio.
Il tipo di antisemitismo su cui vorrei soffermarmi è la versione più moderna e talvolta la più isterica e confusa, cioè l’antisionismo universitario: nato e cresciuto negli Stati Uniti e nel Canada a partire dal 2013, sta piano piano infettando moltissimi atenei, ma ancora non è dilagato in Italia. Infatti, come fu per il Gotico, è necessario un po’ di tempo prima che l’antisionismo universitario entri nel contesto culturale italiano. D’altro canto, con la recente digitalizzazione di massa, è molto più facile trasmettere pensieri e testi a livello internazionale, per cui è necessario muoverci in anticipo prima che tutte le università italiane diventino luoghi ostili a studenti ebrei o israeliani.
Ma in cosa consiste di preciso questo antisionismo nelle università? Come detto, si tratta di un fenomeno nato nei campus americani e canadesi, che consiste in manifestazioni, conferenze e cortei contro qualsiasi cosa che abbia a che fare con lo Stato Ebraico. Tesi delegittimanti, accuse di apartheid, paragoni con la Germania nazista, boicottaggio dei prodotti israeliani sono solo alcune delle ingiurie di cui gli studenti ebrei sono vittima nelle università statunitensi. Emblematico è il caso dell’Università di Toronto, in cui l’unione studentesca ha chiesto che venisse rimosso il cibo Kasher nell’ateneo perché “pro-Israele”; oppure sempre in Canada, presso l’Università McGill, dove uno studente ebreo ha dovuto dare le dimissioni dalla sua unione studentesca a seguito di un viaggio in Israele.
Ma non sono soltanto i “sionisti” (termine usato da questi attivisti in senso dispregiativo, esattamente come una volta veniva usato l’appellativo “ebreo”) a dover subire assalti verbali e fisici, ma anche gli altri studenti, che incontrano un vero e proprio lavaggio del cervello da attivisti, colleghi e persino dai professori. Per questo, a partire da un gruppo ristretto di attivisti estremisti, si è venuto a creare un ambiente ostile e pericoloso, in cui organizzazioni di boicottaggio di Israele, BDS, e di sostegno di Hamas e della “resistenza” armata palestinese crescono rigogliosamente.
In Italia sono ancora pochi i movimenti antisionisti, quindi antisemiti (secondo la definizione IHRA), che si annidano nelle università, ma desta preoccupazione il loro recente aumento. Oltre a BDS Italia, a Torino è in voga il movimento “Progetto Palestina”, a Bologna “Universitari contro l’Apartheid Israeliana”, mentre a Milano l’Università Statale ha permesso che durante il digiuno di Yom Kippur venga a parlare una figura come Miko Peled, attivista israeliano di estrema sinistra che giustifica Hamas. Dunque cosa possiamo fare? La soluzione è battere sul tempo gli antisionisti: come loro ricevono slancio e impetuosità dall’estero, noi dobbiamo ricorrere alle tecniche e alle manovre messe in atto dagli USA.
La Anti Defamation League (ADL), nuovo partner dell’EUJS (European Union of Jewish Students), ha formulato una guida specifica per combattere l’antisemitismo nei campus. Con chiare direttive sia per studenti che per amministratori, la ADL Hate\Uncycle Resource mette a fuoco i principali aspetti per contrastare certi episodi: prevenzione, preparazione, risposta, recupero ed educazione. In breve, ci sono tre fasi in cui poter intervenire: prima dell’incidente, creando un clima che bilanci la libertà di espressione con l’importanza di includere tutti i membri dell’ateneo, aggiornando le normative riguardanti episodi di discriminazione e verificando la legalità di relatori e finanziamenti; durante l’incidente, rispondendo con tecniche comunicative precise e pianificate, oltre che organizzare, assieme alle forze dell’ordine, adeguate misure di sicurezza; e infine, dopo l’incidente, promuovendo progetti di recupero ed educazione, divulgando maggiore informazione e sensibilità riguardo il tema.
l’UGEI, di comune accordo con l’EUJS, si sta muovendo per combattere questo fenomeno che sta investendo l’Europa. Dopo aver creato la specifica delega “Advocacy for Israel e lotta all’antisemitismo”, che ho l’onore di ricoprire, l’UGEI ha investito nella formazione di alcuni dei suoi membri affinché questi possano condividere il know-how acquisito a tutta l’unione attraverso workshops e conferenze. Ad esempio, abbiamo partecipato alla Winter Bootcamp, evento invernale tenuto a Bruxelles dalla European Jewish Association (EJA), e sempre nella capitale belga all’EU Activism Seminar dell’EUJS. Inoltre, prossimamente avrò il piacere di guidare una delegazione di giovani ebrei italiani al seminario “Train The Trainers” organizzato a Berlino da EUJS e ADL.
La meta finale che l’ADL propone è quella di formare sia i singoli ebrei che le comunità ebraiche affinché abbiano una chiara tattica da seguire in situazioni controverse o potenzialmente pericolose; non ci si può affidare solamente alla reazione a caldo, spesso improvvisata, bisogna seguire un protocollo, testato e consolidato, che permetta di raggiungere risultati concreti.
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.