Accadde Oggi – Il massacro di Monaco 1972

Afghanistan
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La Maratona è la gara conclusiva delle Olimpiadi. Oggi sarà l’ultima possibilità per gli atleti paraolimpici per agguantare una medaglia ed stata l’ultima competizione dei Giochi Olimpici di Tokyo, vinta da Eliud Kipchoge.

Con la vittoria Kipchoge ascrive per la seconda volta il suo nome nell’albo dei vincitori della disciplina. Assieme al keniota ne fanno parte, per citarne alcuni: Spiridon Louis greco e primo vincitore delle Olimpiadi Moderne, l’italiano Gelindo Bordin con la vittoria a Seoul nel 1988 e Frank Shorter, che rivinse per gli Stati Uniti d’America nel 1972.

Ma oltre alla vittoria di Shorter, alle sette medaglie d’oro del nuotatore americano Mark Spitz ed alla prima apparizione di Mennea alle Olimpiadi, quelle di Monaco 1972 furono teatro del Massacro di Monaco.

Il 5 settembre 1972 il gruppo Settembre Nero, scambiato per un gruppo di atleti da alcuni olimpionici, riesce ad introdursi nel villaggio olimpico scavalcando le recinzioni. Verso le 4.30 di mattina le operazioni terroristiche ebbero inizio

La travagliata mezz’ora che conduce all’avvio delle negoziazioni vide cadere vittime dei proiettili dei terroristi due membri della delegazione israeliana: Moshe Weinberg, allenatore di lotta greco-romana, e Yossef Romano, sollevatore di pesi, che durante il sequestro fu violentato, evirato e lasciato agonizzare davanti ai compagni di squadra. La loro forza non fu sufficiente a salvarli.

Le negoziazioni iniziarono alle prime ore dell’alba, intorno alle 5. Le richieste avanzate dal commando richiedevano la liberazione di 234 detenuti palestinesi nelle carceri israeliane e dei terroristi tedeschi della Rote Armee Fraktion (RAF), che avevano aiutato gli 8 terroristi ad entrare in Germania. I fedayyin stabilirono l’ultimatum alle ore 9, dopo di che sarebbero iniziate le esecuzioni degli atleti israeliani presi in ostaggio.

La contrattazione con i terroristi, rappresentati da Luttif “Issa” Atif, durarono per tutta la giornata. Lo scopo delle continue posticipazioni dell’ultimatum, da parte dei terroristi, va fatto risalire alla ricerca di visibilità e legittimazione davanti ai media della lotta del popolo palestinese da parte del neonato OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina). Le Olimpiadi erano lo scenario perfetto per un’azione mediatica di questo genere. 

Dopo vari tentativi di irruzione delle forze speciali tedesche nell’edificio (tutti falliti), venne recapitata, alle autorità tedesche, la richiesta di continuare le trattative fuori dalla Germania. Sarebbe continuata ad Il Cairo con il conseguente trasferimento degli ostaggi ebrei in un paese nemico di Israele, quale l’Egitto.

Le autorità tedesche accettarono la condizione con l’obiettivo di riuscire ad arrestare i terroristi e salvare gli atleti nell’aeroporto militare di Monaco. La scarsa preparazione delle forze di sicurezza tedesche, non addestrate a combattere il terrorismo organizzato, e le informazioni poco chiare sul numero dei membri del Settembre Nero portarono portarono ad uno scontro a fuoco, che durò per quasi un’ora.

Cessato il fuoco, i nove atleti ancora prigionieri giacevano al suolovittime innocenti della furia omicida dei terroristi resisi conto del fallimento della missione. Assieme agli atleti erano stati colpiti a morte cinque membri del Commando Terrorista ed un poliziotto tedesco. Arrivando così a diciassette il numero delle vittime.

La squadra israeliana che ad inizio Olimpiadi contava ventotto atleti tornava a casa decimata. David Berger, Ze’ev Friedman, Yossef Gutfreund, Eliezer Halfin, Yossef Romano, Amitzur Shapira, Kehat Shorr, Mark Slavin, André Spitzer, Yakon Springer e Moshe Weinberg non fecero ritorno.  

Le Olimpiadi di Tokyo sono state teatro della prima commemorazione ufficiale, nella cerimonia apertura dei Giochi, in onore delle vittime di quel funesto giorno.  Un minuto di silenzio ha accompagnato il ricordo delle vittime, seguito dai ringraziamenti del capo del comitato olimpico israeliano.

Ci sono voluti quarantanove anni perché lo sport mondiale, vittima di un attacco unico nel suo genere che ha lasciato una ferita difficile da rimarginare, si raccogliesse in un ricordo dovuto e apolitico. 

 


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