A Camaldoli per riflettere sul senso della preghiera

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L’invito era uno di quelli importanti, la responsabilità di quello che si andava a fare pure. Le giornate dei colloqui ebraico-cristiani, giunte ormai alla trentottesima edizione, sono un evento che raccoglie nello speciale scenario del monastero di Camaldoli (AR) i più importanti studiosi delle religioni, esperti biblisti, rabbini, pastori, membri del clero di Roma e un pubblico attento e preparato. E poi i giovani, con un momento esclusivamente dedicato a noi ragazzi di UGEI, FUCI (Federazione universitaria cattolica italiana) e FGEI (Federazione giovanile evangelica italiana). Il tema di quest’anno dei colloqui era “la preghiera”. Ad alternarsi come relatori, solo per citarne alcuni, i biblisti Alexander Rofé (Università di Gerusalemme) e Daniele Garrone (Facoltà teologica valdese di Roma), il rabbino capo di Firenze Amedeo Spagnoletto e il teologo Piero Stefani. Vari i punti di vista sotto i quali è stato affrontato il tema generale: le radici bibliche della preghiera, come questa sia mutata fino ai nostri giorni, la struttura della preghiera ebraica e poi l’analisi di due preghiere “problematiche” come la Birkat ahMinim e la Preghiera del Venerdì Santo.

A noi giovani il compito di dare un punto di vista più pratico, forse meno teologico, ma sicuramente altrettanto interessante: portare la nostra testimonianza quotidiana nell’approccio con la preghiera. Come mantenere la propria identità in una società giovanile sempre meno religiosa? Quanto l’esperienza di gruppo può essere utile per rafforzare la pratica della preghiera? E la società che ci circonda? Le nuove esperienze delle sale del silenzio e il loro auspicabile approdo nelle Università. L’amore. Il bisogno di sentirsi sempre in relazione con una entità superiore. Questi i temi emersi nel corso della nostra tavola rotonda anche alla luce del confronto e delle domande col pubblico.

Filippo Tedeschi, torinese, è vicepresidente Ugei 2017

 


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