A Bruxelles per un ebraismo giovanile europeo
Nei primi giorni del mese di novembre del 2018, sono stato contattato dalla presidente dell’Eujs, Alina Bricman, che ha voluto congratularsi personalmente per la mia nomina a futuro Presidente dell’Ugei. Alina mi ha invitato al Gala dell’Eujs per festeggiare i 40 anni della nascita della sua organizzazione. L’Eujs ha sede a Bruxelles, capitale delle istituzioni europee, e opera come un vero e proprio gruppo di pressione all’interno dell’Europarlamento e delle altre organizzazioni internazionali. Il compito che l’associazione persegue è duplice: da un lato svolge attività di lobbying all’interno delle organizzazioni internazionali: Consiglio dei diritti umani a Ginevra, Onu, Parlamento e Commissione Europea, cercando cosi d’influenzare i decision maker, dall’altro si propone come obiettivo di coinvolgere il maggior numero di ebrei europei, organizzando una serie di eventi, attività, seminari in tutta Europa. La caratteristica fondamentale di questa associazione risiede nell’approccio internazionalistico-inclusivo-laico-democratico. L’Eujs riceve finanziamenti sia da parte di alcuni organismi comunitari sia da altri enti benefattori.
Questa volta l’Eujs ha voluto fare le cose in grande, facendosi aiutare da Junction, associazione ebraica americana con sede in Ungheria che ha l’obiettivo di mettere assieme i partecipanti, quali ad esempio i giovani leader comunitari con differenti background e personalità, realizzando una serie di incontri, brainstorming, seminari e attività. In questo caso è stato fatto un vero e proprio esperimento di psicologia sociale, con la partecipazione di una ventina di giovani leader comunitari provenienti da Francia, Inghilterra, Spagna, Grecia, Italia, Bulgaria, Svizzera, Germania, Croazia, Bosnia Erzegovina, Portogallo, Serbia. Junction ha voluto così mettere assieme le giovani guide “costringendole” a vivere insieme come nella serie del “grande fratello”. I partecipanti hanno potuto raccontare la propria esperienza, i timori, le ansie e paure dopo essere stati sollecitati da una psicologa che li ha sottoposti a diversi quesiti. Junction è riuscito a creare un clima di collaborazione, relax all’interno del gruppo e fuori. L’obiettivo di questo esperimento è quello di trasformare l’aggregato in un vero e proprio gruppo, al termine di questa esperienza i giovani hanno socializzato facilmente promettendosi di rimanere in contatto e incontrarsi. Junction è cosi riuscito ad abbattere le barriere sociali-psicologiche presenti in ognuno di noi, caratteristiche che ostacolano la comunicazione rendendo il rapporto così inesistente. I giovani leader comunitari hanno partecipato alla riunione tenutasi presso l’Unione giovanile ebraica belga dove hanno preso parte diversi attivisti ex leader, assieme al Ceo dell’AJC, David Harris.
Sono state affrontate diverse tematiche inerenti l’ebraismo il suo futuro, i rapporti tra diaspora e Israele, il tema del BDS e la demonizzazione dello stato ebraico, i differenti tipi di antisemitismo tra i quali, secondo il parere di Harris, è da non sottovalutare l’antisemitismo di estrema sinistra. I giovani sono stati cosi resi consapevoli delle differenti sfide che il mondo ebraico deve affrontare. Harris ha chiesto a tutti quanti di impegnarsi perché la situazione politica, economica, sociale rappresenta una grande incognita. È stato chiesto ai partecipanti di adottare un approccio di tipo pragmatico. Sul piano organizzativo-ricreativo si è avvertita la necessità di portare avanti il fenomeno dell’internazionalizzazione, mescolando così le comunità ebraiche europee che non devono più sentirsi sole e abbandonate.
Durante questo lungo week end, ho avuto modo di parlare con i diversi rappresentanti delle varie organizzazioni giovanili ebraiche europee, in particolar modo quelle appartenenti ai paesi del Mediterraneo, assieme a quelle dell’area dei Balcani hanno lamentato il fatto di essere troppo emarginate; nello stesso tempo hanno mostrato interesse nei confronti di noi italiani, dichiarandosi pronti a collaborare con la nostra associazione. Anche il presidente dei giovani austriaci ha rinnovato la sua disponibilità per una collaborazione fattiva, così come è stata nell’ultimo mandato. Dobbiamo portare avanti quanto fatto in questi mesi sul tema dell’internazionalizzazione. Dobbiamo adottare il tipico approccio propositivo e inclusivo, migliorando noi stessi e gli altri; solo così potremmo farcela, per non finire, come dice Anna Foa nel suo libro “Diaspora”, “come un ebraismo da cartolina”. I diversi rappresentanti delle associazioni hanno mostrato grande simpatia verso l’Italia chiedendo di allacciare rapporti sempre più stretti con noi.
Joel Terracina
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.