A Sarajevo per rilanciare le future leadership ebraiche e musulmane

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di David Fiorentini

Sarajevo è un Melting pot unico nella regione dei Balcani, fra le cui vie, a pochi passi l’una dall’altra, sorgono moschee, chiese e sinagoghe. Un esempio incredibile di coesistenza pacifica e solidale, che le ha conferito la fama di Gerusalemme d’Europa. Dall’influenza islamica ottomana alla presenza ebraica sefardita risalente al Cinquecento, fino alla duplice presenza cristiana, cattolica e ortodossa, un corso di storia eterogenea che arriva fino ai giorni nostri. Quale miglior cornice per ospitare il summit del “Muslim Jewish Leadership Council” (MJLC), l’ente dialogico europeo tra rabbini e imam. Fondata nel 2016 a Vienna, il Consiglio si pone l’obiettivo di riparare le divisioni tra le due comunità religiose, liberandole da pregiudizi e valorizzando il contributo che possono apportare insieme alla società europea. Dal 2023 è nata la preziosa intuizione di concentrare i proprio sforzi non solo sui Ministri di culto, ma sulle nuove generazioni, i futuri leader delle comunità. Per cui, nella suggestiva atmosfera della capitale bosniaca è stata lanciata la seconda edizione del MJLC Ambassadors Programme: una piattaforma di incontro tra giovani ebrei e musulmani, provenienti da quattro paesi, per incentivare iniziative di dialogo interreligioso e coesione sociale. Quest’anno, sono stati coinvolti rappresentanti di Bosnia Erzegovina (Sarajevo), Austria (Vienna), Portogallo (Lisbona) e Italia (Milano). Dal nostro Paese, come Ambassadors, oltre al sottoscritto per conto dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI), è stata scelta anche la studentessa Amina Croce, referente giovanile della Comunità Religiosa Islamica (COREIS), ciascuno con i propri Mentors: Amedeo Spagnoletto, direttore del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS) e imam Yahya Pallavicini, vicepresidente della COREIS. Tra sessioni di approfondimento di project managing e di facilitazione del dialogo o dell’hate speech, i partecipanti sono stati seguiti dai mediatori di KAICIID, l’iniziativa in ambito interreligioso sorta dall’incontro tra Papa Benedetto XVI e il Re dell’Arabia Saudita Abdullah bin Abdulaziz. Giornate di riflessione molto intense, arricchite da esperienze memorabili come la visita della moschea di Gazi Husrev-beg e delle sinagoghe sefardite e ashkenazite, ma soprattutto dall’escursione presso il memoriale di Srebrenica. Nella piccola cittadina al confine con la Serbia si è consumata la pagina più tragica delle guerre jugoslave degli anni ’90, quando in una settimana di luglio del 1995 oltre 8000 bosgnacchi in fuga dalla pulizia etnica serba furono barbaramente assassinati dalle forze serbe-bosniache in un’area sotto la giurisdizione delle Nazioni Unite. Significativo quindi l’incontro con le madri di Srebrenica, le vere forze motrici dietro la costituzione del Memoriale. Un momento profondamente toccante, che ha evocato i pericoli dell’odio etnico-religioso, dall’altro ha evidenziato l’ammirevole esempio dato dalle madri bosgnacche, che dopo la guerra non hanno cercato vendetta ma hanno continuato a professare insegnamenti di pace e conciliazione. Conclusa la conferenza tra i saluti istituzionali del Muftì di Sarajevo Nedzad Grabus, del Rabbino capo di Cracovia Michael Schudrich e del Sindaco di Sarajevo Benjamina Karic, la MJLC riparte dai suoi giovani ambasciatori, motivati e ispirati a intraprendere numerose progettualità che possano superare l’estremismo e la radicalizzazione, promuovendo rispetto reciproco e solidarietà.

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